(immagine utilizzata music_by_OnJedone)
A volte serve cosi poco per afferrare la bellezza della vita , a volte
bastano una panchina in riva al lago , un walkman e un Prof.
Mettiamo subito in chiaro una cosa, non una panchina qualunque, non della
musica qualsiasi e soprattutto , sopra ogni cosa non un Prof come tanti.
Me ne stavo seduta su una panchina in riva al lago una mattina di
molti anni fa e sicuramente c’era qualcosa nell’acqua del lago, nel suo colore
e nel suo odore che la rendeva molto più interessante di una lezione di
economia. Non so dirvi cosa ma quel qualcosa era sufficiente a farmi stare li
anzichè in classe.
Ricordo bene cosa stessi ascoltando dal mio” inseparabile walkman”, perchè
quando hai diciassette anni possiedi sicuramente un walkman e il più delle
volte è un ” inseparabile walkman”, dicevo, ricordo con precisione cosa
stessi ascoltando, “Stoosh” degli Skunk Anansie , album che ho praticamente
consumato. Non ricordo che stagione o che mese fosse, indossavo un giubbotto
leggero, me ne stavo in tutta tranquillità a fantasticare, quando senza nemmeno
rendermene conto ho sentito qualcuno sedersi al mio fianco.
“Posso ascoltare anch’io?” devono essere state più o meno queste le parole
che ho sentito , ho tolto un auricolare e come se fosse la cosa più naturale
del mondo ho condiviso la mia musica con il Prof di informatica. Non so dirvi x
quanto sia rimasto ad ascoltare la musica dal mio ” inseparabile walkman”, una
canzone due non ne ho idea, ma so dirvi per certo che in quel momento anche lui
come me vedeva nel colore del lago qualcosa di così splendido da inchiodarlo
lì.
“Adoro la voce di Skin” poi sorride, mi restituisce l’auricolare e mi dice
“buona continuazione” e se ne va con le sue mani in tasca pronto per la
prossima lezione.
Potrà sembrarvi strano ma non ho avuto nemmeno per una frazione di secondo,
il timore che quell’uomo ricciolino con le mani in tasca potesse pugnalarmi
alle spalle e non lo fece. Quella mattina continuò nei migliori dei modi,
non fui scoperta e nessuno telefonò a casa .
Ho capito solo dopo un pò di anni il gesto del Prof e la sua decisione. E’
quel genere di lezione che impari fuori dai banchi e che capisci sempre tardi,
o chissà forse al momento giusto.
Non sarebbe mai più tornata una mattina come quella e lui lo sapeva. Io
sarei cresciuta, avrei preso delle decisioni, avrei scelto un lavoro, mi sarei
innamorata non sarei mai più stata quella ragazza su quella panchina. Non avrei
mai più avuto le stesse fantasie, gli stessi sogni e la stessa leggerezza di
quel giorno, perchè quel giorno come tutti del resto era irripetibile. Se mi
avesse fatto la predica o costretto a tornare in classe, chi mi avrebbe
più ridato il colore del lago di quella mattina? il suo odore la luce
intensa che nasce quando il cielo lo accarezza. Chi mi avrebbe ridato indietro
i sogni nati da una canzone ascoltata in quel preciso istante? I sogni che
nascono a quell’età ci cambiano, ci stravolgono , ci aiutano a diventare ciò
che siamo oggi.
Aveva ragione il Prof, non è più tornata quella mattina, non sono più stata
la stessa ragazza seduta su quella panchina, la vita non ti concede spesso di
trascorrere le ore in quel modo lì, la vita va di fretta, ti complica le cose,
ti chiede tanto, pretende molto .. vuole che tu sia attenta, concentrata, responsabile,
coraggiosa e forte.
Mi capita di pensare che se quel giorno fossi entrata in classe per la
lezione di economia oggi sarei diversa, avrei sicuramente un piccolissimo ,
microscopico tassello della mia personalità diverso. Chissà forse sarei più
lunatica o più razionale chi può saperlo? ..
Quel che so è che quel giorno il Prof aveva già dato la sua lezione ancor
prima di entrare in classe, una lezione che a distanza di quindici anni
non smetto di dimenticare e che ha saputo rivelarsi più profonda e vera
di una banalissima e noiosissima “Partita doppia” .
Chiara G. (Piovono Parole)