martedì 27 dicembre 2016

Penny Dreadful ... un viaggio nei tormenti umani.

Considerare Penny Dreadful semplicemente una serie horror-fantasy è sicuramente un atto ingiusto.
Ho iniziato a seguire questa serie totalmente affascinata dal suo animo gotico, dall'atmosfera di una Londra vittoriana. Da quella nebbia cupa che accarezzava la solitudine delle persone in quei tempi bui.
Mai avrei creduto però, di emozionarmi così tanto. Mai avrei creduto di innamorarmi così profondamente dei suoi personaggi, i più tormentati ed i più struggenti che abbia mai incontrato in una serie televisiva. Una serie tv che vuole essere un'ode alla poesia, alla letteratura, con dialoghi cosi profondi da commuovermi continuamante, emozioni che ormai sono divenute nei film una rarità.
Si respira una solitudine sconfinata addirittura difficile da accettare, il lato oscuro di ogni personaggio emerge come a testimoniare che, volenti o nolenti, esso fa parte di ognuno di noi senza alcuna eccezione. Nonostante il coraggio e l'estrosita' nel mettere in unica serie tv personaggi della letteratura quasi intoccabili e creature divenute leggende, si ha la sensazione che tutto sia credibile. La parte fantasy-horror passa in secondo piano e ciò che invece prende sempre più forza di puntata in puntata, sono le personilita' così complesse e spesso oscure di ogni protagonista.
Non troverete felicità, spensieratezza e storie di amori magnifici, non troverete la linea che separa netta il buono dal cattivo e il giusto dallo sbagliato. Non troverete eroi, o meglio troverete eroi a loro malgrado, quasi costretti ad esserlo, eroi che hanno a che fare con le loro debolezze, fragilità, le loro tentazioni e le loro cicatrici.
Se vi va di emozionarvi, se vi sentite pronti a fare i conti con il tormento eterno dell'uomo, se siete in grado di accettare il sapore amaro della tristezza e della solitudine, io vi dico GUARDATELO !!
E' un viaggio nella nebbia, nella disperazione e un po' in ognuno di noi.
Chiara

mercoledì 14 dicembre 2016

Mi mancherai Signor Cohen

Più ascolto la radio e più so che mi mancherai Signor Cohen. Tu che mettevi la parola hallelujah mentre parlavi di una donna nuda al chiaro di luna che legava il suo uomo ad una sedia mentre gli rasava i capelli , tu che con tutta la tua eleganza trasudavi sensualità.
Tu che sapevi dirle certe cose sporche col tuo portamento pulito.
Diglielo Signor Cohen a questi cantanti educati che non valgono un soldo bucato, diglielo che le cose sporche vanno dette, che le canzoni non sono titoli di giornale fasulli ma devono sputare la realtà in faccia alla gente.
Insegnagli a cantare l'amore, quello sensuale, a cantare l'erotismo, ad usare la voce come facevi tu, in quel modo che che se chiudi gli occhi sembra che qualcuno ti accarezzi nel buio. Che raccontavi cose scomode, che prevedevi il futuro, che vedevi il grigio in cui ci stiamo immergendo. Diglielo a questi stupidi cantanti che ripetono sempre le stesse cose, più la musica è per bene e più la gente fa schifo. Insegnagli a non essere così maledettamente tutti uguali.

Insegnagli come si porta il cappello.

Sai Signor Cohen, alla radio nessuno ti passa più , solo il giorno in cui sei morto. Solo l'ipocrisia del momento.
Allora io chiudo gli occhi e mi lascio accarezzare al buio, dance me to the end of Love ..
Mi mancherai Signor Cohen .
Chiara

martedì 22 novembre 2016

Un mostriciattolo meraviglioso

Non ho sofferto quando al secondo ciclo di chemio i miei capelli hanno iniziato a cadere come fosse autunno.
Fino ai 13 anni ho avuto i capelli lunghissimi, boccoli castani lunghi fino al sedere, per poi andare dalla parrucchiera e rasarli completamente a zero, in un giorno qualsiasi, senza pormi domande.
Quindi no, se mi si chiede come ho vissuto il trauma della perdita di capelli, io faccio spallucce, perché non è stato un trauma. Una strana sensazione forse si, perché perderli non è come tagliarli ... È un atto involontario che accade inesorabilmente.
Non ho mai voluto parrucche, usavo a volte i foulard oppure i cappellini, ma spesso giravo allegramente con la mia testa pelata in bella vista. Mi sono sempre sentita a mio agio con e senza capelli. Ho conosciuto tantissime donne durante la mia malattia e quella di mia sorella, ed ho imparato che spesso la perdita dei capelli è uno dei traumi più difficili da superare, soprattutto inizialmente. È comprensibile.
Il cancro e la chemioterapia tentano in tutti i modi di renderti il meno umana possibile. Ti  stravolgono fuori e dentro ! Ti mettono alla prova, giocano con il tuo aspetto, vogliono che tu veda un mostro davanti allo specchio. Al cancro piace scambiare i ruoli, farti credere che il mostro sia tu e non lui. E a volte ci riesce.  Ciocca dopo ciocca i capelli muoiono sul cuscino, senza più forze. Bisogna opporsi a questi giochi meschini, non ci si deve rassegnare ad essere dei mostri. Si può essere belle anche senza un capello in testa, e bisogna amarsi anche quando il verde della nostra faccia prende il sopravvento. Bisogna guardarsi allo specchio senza paura, perché c'è una bellezza in ognuno di noi che va oltre a qualsiasi faccia da zombie, basta solo farla uscire.
Non è sempre facile, non tutti i giorni sono uguali e non si può sempre essere forti. Ma l'amore che proviamo per noi stessi, quello è intoccabile, mi faceva strisciare ogni mattina verso il bagno a sfidare quel mostro nello specchio con tutte le mie poche, pochissime forze. Mi ripetevo sottovoce "Un po' di matita e un lucidalabbra, un mezzo sorriso e un po' di luce negli occhi, mi salveranno anche oggi".
Adesso sono passati circa 9 anni, mi piacciono i miei capelli rasati sul lato sinistro, sono il ritratto di quel bellissimo mostriciattolo di cui mi sono presa cura giorno dopo giorno, sempre e comunque nonostante tutto. I capelli più lunghi sul lato destro invece hanno un solo significato, ovvero "l'unica cosa che conta, alla fine di tutto è che io sono Qui."
Chiara

lunedì 7 novembre 2016

Tu mi insegni ...

Oggi sono venuta a trovarti , te la stavi giocando a carte con i tuoi amici nella tua stanza.
18 anni e potresti insegnare al mondo cosa sia il coraggio,  oh si il mondo dovrebbe diffondere il coraggio tramite i tuoi occhi.
Altro che soldati, militari, forze dell'ordine ed eroi con i super poteri, il vero coraggio per me sei tu. Un gigante buono e timido che affronta i suoi mostri senza tante parole, quasi senza lamentarsi mai.
Mi guardo intorno e vedo tutti quei ragazzini che hanno tutto ed esigono sempre di più e mi chiedo , è veramente così la vita? Solo attraverso il dolore si può apprezzarne la bellezza ? Solo attraverso il dolore, si può capire che il "tutto" non sta in ciò che si possiede?  Non è negli oggetti, nei vestiti non è nei capricci.
Ma il "Tutto" è dentro a quel tuo sorriso che spunta al di là di quelle mura grige, di quel tuo pigiama che sostituisce troppo spesso i tuoi vestiti, di quella cannetta che si insinua nel tuo braccio ...
È veramente così la vita? La si può apprezzare solo se si rischia di perderla?
Non lo so . Io so solo che tu mi insegni un miliardo di cose solo sorridendomi, solo guardandomi. Come se ad oggi io non avessi imparato nulla, come se non avessi mai sofferto, come se non avessi mai rischiato di perdere anch' io la mia vita ... tu mi insegni tutto da capo.
Grazie ti voglio bene guerriero !
Chiara

Fuck !

Sono sempre stata una persona che ama esporsi , che partecipa con passione alle discussioni che ama confrontarsi , ma ultimamente sono talmente satura di tutto, che preferisco tacere. Le prese di posizione sui social, i tormentoni su qualsiasi cosa, gli insulti, le convinzioni assolute, mi hanno veramente ammutolita. Sono arrivata al punto di non voler sapere più nulla, non mi frega niente di Renzi da Obama, non mi frega niente di Corona, non mi frega di cosa voterete al Referendum, non mi importa nulla. C'è troppo di tutto. Addirittura siamo giunti a discutere sui Nobel. Non me ne frega un cazzo se a qualcuno non va bene Dylan.
Tutti che urlano senza ascoltare, tutti che hanno ragione a prescindere.
Io apro un libro e mando il mondo a fanculo. Questo faccio. Apro un libro e nessuno verrà a dirmi la sua verità tra quelle pagine.
State con chi amate, trascorrete più tempo possibile a fare ciò che vi piace, spegnete ogni tanto la connessione col mondo, perché tanto, in quel mondo a nessuno importa delle vostre idee. Tutta questa ragione che le persone bramano così tanto dove porterà ? ?? Io credo sulla strada sbagliata. Tutta questa cattiveria in omaggio chi ve l'ha chiesta? Tutto questo odio che vomitate con tanta leggerezza e ne avete per tutto e tutti, da dove lo prendete? Ne avete davvero così tanto dentro di voi ?
Io allora scelgo i libri, la poesia, scelgo la mia musica che mi accompagna da una vita, scelgo i disegni ed i miei film preferiti, scelgo l'amore per le persone che amo. Scelgo tutto ciò che mi distoglie dallo schifo, dalla miseria umana che popola questo mondo, dalla tristezza che emanano alcuni miei "simili".
Scelgo una deliziosa casetta di legno sperduta in mezzo al bosco, scelgo con entusiasmo sincero un bicchiere di vino rosso e fanculo fanculo fanculo tutto il resto ! Scelgo l'immaginazione. .
Con affetto
Chiara

Autenticità. ..

Non ho mai avuto le sopracciglia, sono nata senza ! Un trauma di poco conto, pochissimo conto, praticamente inesistente. Almeno per me.
Una volta una signora estetista che frequentava l'albergo in cui lavoravo, me le ha disegnate con una matita per make up, non si dava pace per questo "bel visino, senza sopracciglia". Si è sforzata di insegnarmi come disegnarle in modo perfetto , gentilissima  sia chiaro, ma io non ho mai svolto quel compito a casa. Erano così finte , così senza senso, le ho struccate appena ho potuto. Dopo molti anni da quell'episodio e' capitato per caso, di accompagnare un'amica a farsi tatuare il contorno labbra. La prima cosa che la tatuatrice ha addocchiato erano le mie sopracciglia inesistenti. Mi ha tartassato cercando di convincermi a tatuarle, "ad un viso così è davvero un peccato che gli manchi un contorno". Sarà anche vero, non voglio mettere in dubbio alcuna teoria.Io però so solo che ho vissuto 36 anni senza un paio di sopracciglia, forse il trauma vero sarebbe tutto d'un tratto averle , non credete? Vedermi due ali che non ho mai avuto  sopra agli occhi, mi farebbe una certa impressione.
Nessuno da per scontato che tu stia bene così, creano problemi inesistenti, ti vogliono convincere che diversa da cio' che sei, staresti meglio. Vogliono convincerti ad essere uguale a tutti gli altri. Nella mia vita ho avuto problemi assai peggiori per preoccuparmi di avere o non avere le sopracciglia, eppure molta gente crede che la perfezione sia la soluzione a tutto. Io ho la mia faccia e non la cambierei con nessunissima altra faccia al mondo. Non perché credo sia perfetta, ma perché è la mia. Non me ne frega un cazzo di sopracciglia posticce, disegnate, tatuate o marchiate a fuoco .
Non voglio essere diversa da come sono e non voglio essere uguale a nessun altro.
L'uomo crea problemi che non sono problemi.
Il genere umano crede che se un pianeta è fatto interamente di uomini blu e di un solo uomo verde, essere verde sia un problema e tenderà a guardare l'uomo verde come qualcosa di sbagliato, quando invece forse essere verde è qualcosa di unico, irripetibile. Quando invece forse l'uomo verde e' felicissimo esattamente cosi come è . La nostra forza sta proprio nella nostra unicità. La nostra bellezza parte da qui, da tutto ciò che ci distingue dagli altri. Come un'opera d'arte senza eguali.
Chiara

mercoledì 31 agosto 2016

Stranger Things, la mia personalissima recensione.

Se come me avete amato a non finire i Goonies e avete nostalgia di film come Stand by me.
Se credete che X-files sia stata la miglior serie tv della storia, allora non potete perdervi Stranger Things.
A tratti, per chi ha letto alcuni romanzi di Stephen King, potrebbe piacevolmente collegare le vicende di questi ragazzini a qualche scritto dell'autore, non perché ne prenda spunto
ma per quell'attenzione che King spesso rivolge ai suoi protagonisti adolescenti, la stessa che ritroviamo in Stranger Things.
La serie tv è un omaggio ai film di fantascienza degli anni 80 ed è ambientata proprio in quegli anni, non sono una nostalgica, ma l'atmosfera che si respira è davvero magica.
Non starò a raccontarvi la trama, quella la si trova ovunque online, più che altro mi andava di consigliarvi la visione.
È un salto nel tempo a quando un pomeriggio conteneva un intero universo, a quando una bici ti salvava sempre in ogni circostanza, a quando sognavi una casa sull'albero o un fortino nel bosco.
Quando l'amicizia contava sul serio.
Quando speravi di vivere un'avventura pazzesca ed eri pronto a tutto pur di vivere un'esperienza che escludesse due cose : tua madre e tuo padre.
A quando avevi paura del buio e dei suoi mostri, ma ciò nonostante la sera dopo avresti raccontato, fingendo coraggio, storie sul buio e suoi mostri.
A quando si parlava un'altra lingua quella che solo i ragazzini capiscono, spesso fatta di codici, sguardi e parole inventate ed un segreto era una promessa.
Ecco questo e tanto altro è Stranger Things !
E per fortuna che non sono nostalgica ;)
Chiara

lunedì 29 agosto 2016

qualcosa che vorrei dirti ..

Non credo si possa andar via da te, una volta che una persona ti incontra tu gli resti addosso come una maglia cucita sulla pelle. Come una macchiolina di quelle che vedi chiudendo gli occhi quando hai fissato per troppo tempo il sole, solo che tu non te ne vai mai più. Tu Resti. Ti ho sognata per anni, ti ho immaginata in tutti i modi e tutti questi modi non erano nemmeno lontamente paragonabili a ciò che sei realmente. Ho capito che le fotografie a volte ingannano, possono rendere qualcosa migliore di ciò che è, ma a volte non rendono giustizia alla reale bellezza . Come nel tuo caso. Non ti si può catturare completamente. Ci ho provato, ho scattato 1470 fotografie, alcune davvero molto belle ma tu sei molto di più. La vastità dei tuoi spazi è qualcosa che lascia senza fiato. I tuoi cieli che non finiscono mai, il tuo oceano cosi aspro e l'ululare del tuo vento, questo porterò sempre con me.
Le tue spiagge deserte ed i tuoi fari che spuntano come immense opere d'arte all'improvviso. Porterò con me le tue strade che ad ascoltarle bene ti sussurrano piano "se mi percorri non ti pentirai".
La tua gente, i tuoi pub e la tua autentica semplicità. Porterò ogni tua scogliera ed ogni singola pecora, soprattutto quella che correva come una pazza in quel modo così ridicolo e buffo.
Porterò con me certi tuoi silenzi perché credimi ne avrò bisogno e quella tua atmosfera quasi incantata, magica e fuori dal tempo.
Mi porterò il senso di pace che mi hai saputo donare, la sensazione unica e meravigliosa di quando ci si sente nel luogo in cui si ha sempre desiderato essere.
C'è un ultima cosa che ti voglio dire prima di salutarti. Io non le chiamo ferie e non lo chiamo vacanze, io li chiamo viaggi ed i viaggi per me sono sogni da realizzare.
Grazie mia cara Irlanda per avere accolto il mio sogno e non averlo deluso nemmeno per un istante.
Chiara


piccole ossessioni

Nel mio pc esiste una cartella contenente 20.834 files, numero che aumenta praticamente ogni giorno. Molte fotografie, ma la maggior parte sono illustrazioni e disegni.
E' una delle mie tante piccole "ossessioni".
Invidio chi sa disegnare. E' uno di quei doni che ho sempre invidiato, si, proprio invidiato.
Forse quasi più delle parole, della musica e della fotografia io amo il disegno. Il disegno è magico e libero, credo sia l'arte più libera e più anarchica in assoluto.
Mi piace quando un disegno trasmette tutto senza l'ausilio di alcuna parola. Mi piace quando un disegno si prende la briga di aggiungere o togliere, di inventare e di creare nuove ed infinite realtà.
Mi piacciono le sue mille chiavi di lettura e di interpretazione. Mi piace vederci qualcosa che altri vedono in modo diverso dal mio.
Invidio chi disegna, chi cattura l'immaginazione su un foglio e gli da vita. Anzi forse catturare non è la parola giusta, forse la parola giusta è al contrario, liberare.
Uno libera la propria fantasia nel momento in cui gli da vita, corpo e colore.

Le parole a volte giocano, la musica ti trasporta, la fotografia è sicuramente fascino. Il disegno per quanto mi riguarda è un enigma, un'arte che mi incanta e mi lascia stupefatta.
Ci sono certe mie parole che spesso nascono proprio da un disegno, da ciò che mi trasmette.
Un giorno mi piacerebbe stampare le mie illustrazioni preferite e tapezzarci la casa, e quando dico "un giorno mi piacerebbe" poi quel giorno arriva sempre.
Qualcosa mi dice che il disegno è il vestito che l'immaginazione ama più indossare quando decide di uscire.
Ci sono giorni in cui in un disegno mi ci nasconderei, quando la realtà è cosi chiassosa e stremante, quando non mi ci riconosco in questo mondo, me ne starei li in un mondo inventato.
Chissà magari prima o poi lo trovo qualcuno che mi ci disegna dentro, qualcuno a cui dire "ehy oggi è una giornataccia mi inventi un mondo in cui sgattaiolare?, mi disegni seduta su una panchina in un bosco magico?"
Ma poi lo so come finirebbe, finirebbe che ci prenderei gusto.
Chiara

non credere a quello che ti dicono

Non ho mai creduto all'orologio sociale, quello che ti addita quando non sei "in regola" con le leggi che la società ti impone.
Quello che ti dice che ti devi "sistemare", che devi fidanzarti , farti una famiglia e mi raccomando un figlio altrimenti "che persona sei se ad una certà età non hai un figlio?" E ti ritrovi gli occhi puntati addosso di chi crede di avere la verità in mano, di chi crede che la realizzazione sia una ed unica, ovvero quella che intendono loro.
Di chi crede che se non stai dentro a questo cerchio di leggi è perchè sicuramente c'è qualcosa in te che non va.
Io credo che ci possa essere tanta felicità nel creare una famiglia con la stessa probabilità che ci sia frustrazione, credo che ci sia felicità nell'amore come credo che a volte sia solo un insieme di compromessi a ribasso. Credo che ci siano matrimoni felici ed altri invece siano il dipinto dell'infelicità.
Io amo, ho sempre creduto nell'amore, non ci sono promesse che valgano in amore, perchè se ami davvero non hai bisogno di promettere niente, tutto deve esistere fino a quando ha senso di esistere, non perchè hai fatto una promessa. Lo devi sentire, non volere a tutti i costi.
Una promessa che poi spesso viene infranta e calpestata, continuando a fingere il contrario.
Non esistono età adeguate per certe cose, queste fissazioni portano solo ad accontentarsi pur di non sentirsi fuori tempo e fuori luogo.
Si può essere donna senza essere madre, si può amare alla follia senza che ci sia un matrimonio come prova d'amore, si può essere felici tutta la vita anche soli con il proprio gatto, o con uno zaino in spalle in giro per il mondo. Ci si può amare e sentirsi coppia anche restando ognuno a casa propria. Si può vivere insieme perchè lo si desidera più di qualsiasi altra cosa, non perchè è giusto che sia cosi.
Se ci lasciamo convincere che DEVE ESSERE in un determinato modo, ci sarà sempre troppa infelicità sparsa ovunque.
Ci sarà sempre una persona sola che si sentirà sbagliata, una donna senza figli che crederà di essere donna a metà, una coppia che fingerà di star bene e farà una famiglia a tutti i costi, per poi essere infelici insieme.
La felicità non ha regole, sono tutte stronzate e la vita non va sempre come ci aspettiamo che vada. La vita non è fatta con uno stampino, noi non siamo fatti con lo stampino.
La nostra vita non può e non deve essere uguale a quella del vicino di casa, non devono essere gli altri a decidere se sei felice o no, se sei sbagliato o giusto. Che cazzo significa essere sbagliato? Non sei un problema di terza elementare da risolvere, sei una persona e il bello di essere una persona sta proprio in questo, nel poter essere chi vuoi TU.
E' un concetto semplice travestito da concetto complicato. Tutto qui. E' l'eterna cantilena inventata e ripetuta fino allo sfinimento per farci sentire sempre un pò sbagliati o forse tutti giusti e splendidamente perfetti.
Chiara


giovedì 9 giugno 2016

Sorelle nella tempesta ..

La notte più difficile della mia vita è stata quella antecedente il tuo intervento, la tua amputazione. Per poi svegliarmi ed affrontare il giorno più brutto della mia vita, la tua amputazione. Vederti uscire da quella sala operatoria e percepire il vuoto sotto al lenzuolo, là dove alcune ore prima c'era il tuo piede è stato come essere trafitta da un milione di frecce tutte dritte al cuore. "Non piangere" mi dicevo "resisti, non piangere", era ciò che ti dovevo. Ho trattenuto un milione di lacrime pronte a sfociare e piano piano il nodo in gola si è allentato. Mi sono seduta accanto al tuo letto e ti ho tenuto la mano fino all'attimo in cui hai aperto gli occhi, la prima cosa che ti ho detto è stata "russavi peggio del papà" e sei scoppiata a ridere. Eccola lì la mia salvezza, il tuo sorriso. Tu che senza la tua gamba ridevi. La mia maestra di forza da tutta una vita. Eccolo lì il gancio a cui aggrapparmi. Eravamo nuovamente noi nonostante tutto! Sorelle anche in mezzo all'inferno, eravamo noi le stesse che cantavano a squarciagola davanti allo specchio, mentre ci preparavamo per uscire.
Non è facile, la tua vita non è uguale a prima, devi fare i conti con un moncone che ti fa dannare, con piaghe e dolori di ogni tipo. Non è mai stata facile la nostra vita, non abbiamo mai avuto la fortuna di poterci lamentare per cazzate di poco conto, non c'è mai stata data la possibilità di fare i capricci, di sbuffare per un brufolo o per un kg in più.
La vita ci ha sempre sbattuto in faccia motivi troppo gravi di cui lamentarci !!
Abbiamo spesso sorriso per il piagnucolare sterile della maggior parte degli abitanti di questo pianeta.
Non ci è stato concesso il biglietto "livello facile" è sempre stata una lotta continua, abbiamo imparato a fare a pugni, ad usare le unghie, abbiamo imparato che a volte si cade, a volte si crolla ma non è uno smacco è semplicemente umano. Abbiamo imparato a ricomporci, da piccoli frammenti sparsi ovunque fino a tornare noi stesse. Abbiamo imparato ad amarci con le nostre imperfezioni. Abbiamo imparato quanto sia prezioso il tempo della gioia, anche di quella più piccola.
E’ vero il giorno più brutto della mia vita resterà sempre quello, ma il giorno più bello sarà sempre quello di un tuo sorriso.
È questa la cosa incredibile del corpo umano, una bocca ride nonostante l'assenza improvvisa di una gamba. Un cuore ama nonostante la perdita avvenuta.
Non è facile, non è che tutto torna come prima, ma la vita non è una cosa rigida, non è un blocco di cemento, non è di un unico colore, la vita non ha le rotaie. Va modellata, va sfumata, va indirizzata, va presa di petto, talvolta assecondata e altre contraddetta.
E’ questo che abbiamo imparato a fare, è questo che rende la nostra vita tanto difficile ma la più bella che si possa avere. E’ questo che ci rende più vive di chi ancora si ostina a non vivere.
Vedi nonostante ti alzi sempre col piede sbagliato, ovvero l’unico che hai, io ti adoro perché a questa frase tu scoppi sempre a ridere.
Grazie per la sorella che sei
Con amore infinito
Chiara

venerdì 27 maggio 2016

dispensatori di forza

La forza dove la si acquista?
Quanto costa al kg? Al pezzo, al metro .
Come fa ad essere inesauribile? O ad un certo punto finisce e basta?
Qualcuno afferma che la si può ricavare dagli occhi di alcune persone , tu li guardi , li fissi e ti senti più forte ! Ci sono persone che dispensano forza, meravigliosi instancabili dispensatori di forza ! Cercali bene non importa quanta nebbia ci sia , li trovi anche nei pomeriggi peggiori. Ne hanno anche quando credono di non averne più ...
Con amore
Chiara

23/01/08 Delirio da farmaco : “investili due danari per un paio di ali, ne vale la pena!"


Tengo sempre sul comodino un paio di ali ed ogni tanto sfondo queste finestre così opache, sporche di pioggia passata e spicco il volo. Lascio appoggiato sul letto questo gesso pesante ed in terra le mie nere stampelle, respiro a pieni polmoni l’aria fresca di questa splendida giornata di sole, un sole che per ora non mi riguarda. Poi salgo più in alto, riempiendo la mia bocca di nuvole e mi sento nuovamente leggera! Sguazzo come un pesciolino che ha confuso il mare col cielo, a volte per volare basta un’illusione, baratto l’azzurro di questa stanza con quello del cielo ed eccomi lì sospesa in aria.
Spesso stare tra queste lenzuola è come sentirsi incatenati, ma ora no, ora le mie braccia sono gelide di vento ed è una sensazione inspiegabile, oggi non ho male, oggi il mio tumore ha smesso di mangiare e la flebo è una bottiglia di spumante, festeggio questa mia giornata di libertà, di completa guarigione ed energia stupenda.
Tornerò quando il buio avrà rapito i colori e le stelle mi indicheranno la strada, sarà bello sfidare la notte, sentirmi ancora forte servirà a combattere qualunque demone!
Tic tac tic tac ..
Si è fatto tardi e la stanchezza si fa sentire, infilo il mio gesso e le stampelle sono ancora lì ad aspettarmi come a ricordarmi che non posso fare a meno di loro. La flebo scandisce il tempo, qualcosa dentro di me ha fame e nel silenzio di questa stanza lo sento sgranocchiare ed il dolore ritorna pian piano; non importa so che ogni volta che la tristezza si presenterà alla mia porta con la presunzione di rapire i miei sorrisi, potrò spiccare il volo e sarò al sicuro come in nessun altro posto al mondo.
Riappoggio le mie ali sul comodino, l’acquisto migliore che io abbia mai fatto.
Chiara

fanculo maestra Linda

Quando imparai a stringere i denti avevo 5 anni. Correvo nel cortile dell'asilo inseguita da un bambino che urlava di volermi sposare, ed io che avevo già le idee molto chiare non ne volevo sapere. Non ricordo come sia successo con esattezza, sono caduta ed una ruota di un trattore messa a caso,senza alcuna ragione precisa in un cortile di un asilo è rotolata un po' indietro, poi in avanti passando sulla mia gamba senza troppi complimenti, per poi tornare al suo posto, con l'aria di chi non ha colpe. Ma non è stato in quel momento che ho imparato a stringere i denti in quel momento piangevo e basta. Su una panchina non troppo lontana sedeva la maestra Linda, era una supplente ma ricordo molto bene il suo nome e la sua faccia, impressi in quei ricordi che non vorresti ricordare. La maestra Linda senza muoversi dalla panchina decise di sua spontanea volontà che era solo una botta e che stavo facendo troppi capricci, proprio cosi disse "piantala di piangere e fare i capricci, alzati da terra", non sono mai stata una bambina capricciosa e non capivo perché non si alzasse per venire da me. Era furiosa e continuava a dirmi che mi dovevo alzare e quindi io lo feci e fu proprio in quel momento, in quel preciso istante che io imparai la meravigliosa arte dello stringere i denti!
Mi alzai, feci credo due o tre passi con la tibia ed il perone fratturati "frattura scomposta" per la precisione, per poi ricadere nuovamente a terra. Mi avevano insegnato che bisognava obbedire alle maestre ed io lo feci, la sentivo sbraitare infastidita dal mio piagnucolare, non ricordo esattamente i miei pensieri in quel momento ma ricordo la sensazione di vergogna che provavo, la maestra mi sgridava davanti a tutti ed io mi ero alzata per farla smettere.
Non ci credereste se vi dicessi che non venne mai a guardare la mia gamba, una volta stancatasi di tutta quella situazione si alzò, venne da me e disse “ora chiamo i tuoi genitori cosi la smetti di piangere”, e così fece, fregandosene del fatto che non la smettevo di ripete che avevo male alla gamba. Chiamò a casa dicendo che “la bambina aveva preso una botta e non la smetteva di fare i capricci”, mi lasciò in terra per un tempo infinito, nel giardino dell’asilo. Venne mia nonna in bicicletta convinta di portarmi a casa, le bastò vedere la posizione della mia gamba innaturale, il piede completamente fuori asse per capire in un lampo cosa mi fosse successo, così arrivò mio padre e il resto fu una storia di bestemmie, minacce e denunce.
Fu la prima di tante altre volte, ma una volta che impari a stringere i denti non lo dimentichi più, come la storia dell’andare in bicicletta. Non impari a non sentire il dolore, non impari a non avere paura e a non spaventarti, queste sono tutte sensazioni che si ripetono puntualmente ogni volta come se fosse la prima, però impari a stringere i denti. A volte mi dico che forse è così che dovrei vederla, la maestra Linda quel giorno mi insegnò a stringere i denti, poi invece la mando a fanculo perché la realtà è che l’ho imparato da sola.
Chiara

resta

Ha sempre avuto quel timbro di voce inconfondibile, quando dai corridoi lo udivo parlare, mi sentivo subito piu' al sicuro. Alcune persone hanno la fortuna di avere una voce rassicurante una di quelle voci che cascasse questo lurido mondo, ti fa credere che tutto andrà bene. Tu la ascolti e ti sembra di averla sempre conosciuta. È un bene che al mondo ci siano persone con una voce cosi, è un bene che al mondo ci siano persone come lui. Una voce che, anche se costretta a dire la cosa piu' spaventosa che ci sia, tu non la temi. A volte penso che dovrei registrarlo mentre parla , perché se un giorno dovesse essere piu' distante, vorrei bastasse un Play per sentire la sua voce e non aver paura.
Chiara

ancora non lo sai ..

Sii forte giovane donna, anche se adesso tutto ha il colore degli incubi. Anche se ora tutto ha le sembianze di una salita piena di mostri lungo i lati ... sii forte ! Accettalo nonostante sia inaccettabile, è cosi che si sconfigge il nemico, devi accoglierlo per poi pugnalarlo alle spalle. Annegalo di lacrime, prendilo a pugni, uccidilo di noia e malinconia ma non lasciarlo vincere ! Lotta per la tua unica e splendida vita, passerà lo schifo e sarai invincibile, passerà anche il vomito e riderai, riderai anche quando credevi non si potesse più ridere ! Sei forte solo che ancora non lo sai.
Chiara

come piccole formiche ..

Basta un temporale per non farmi dormire , tra qualche ora diranno che ci voleva davvero questo temporale, c'era bisogno di pioggia. Perché è cosi che siamo, abbiamo bisogno di sole quando è troppo tempo che piove e abbiamo bisogno di pioggia quando da troppo non piove.
Sta nella nostra condizione umana necessitare sempre di qualcos'altro. Dovremmo renderci conto più spesso di quanto poco contiamo, di quanto il nostro volere sia misero ed insignificante. Speriamo nella pioggia o nel sole appellandoci alla natura perché alla fine è da lei che dipendiamo, eppure troppe volte da troppo tempo ce ne prendiamo gioco.
Arriverà un tuono un giorno che ci spazzera' via tutti come piccolissime formiche, un tuono incazzato, disperato e vendicativo.
Un tuono a regolare i debiti. Quel giorno conteremo talmente poco che il senso della vita che abbiamo sempre cercato inutilmente ci apparirà davanti agli occhi, esattamente un secondo prima di essere spazzati via .Capiremo tutto troppo tardi, moriremo proprio come siamo vissuti, capendo sempre tutto troppo tardi.
Chiara

fuori dai luoghi comuni ..

Io questo paese non lo sopporto più. Odio i bar che mi circondano con i loro apericena del cazzo che solo il nome fa pensare ad una presa per il culo. Tutti identici questi bar, freddi moderni e tristi, privi di un'anima. Non esistono i baristi, sono stati rimpiazzati da delle fighette niente male. Fighette che ti portano lo spritz e con lo spritz stuzzichini che spesso sono già stati riscaldati una decina di volte, ma non fa niente c'è la fighetta che ha sostituito il barista quindi chissenefrega !! Una volta ero in un pub in Scozia li non c'è lo spritz, li c'è la birra e se non ti piace puoi sempre scegliere la birra o mal che vada una sana e fresca birra. Per i più duri il Whisky.
Comunque ero in questo pub, dove c'era uno schermo gigante che trasmetteva video musicali, ad un certo punto sul ritornello tutto il pub a squarciagola ha iniziato a cantare " Is someone getting the best, the best, the best, the best of you? Is someone getting the best, the best, the best, the best of you?" ed in piedi su una panca, una ragazza bionda che se la cantava come non ci fosse un domani.
Non lo sopporto più questo paese. L'inverno scorso andavano di moda i pellicciotti smanicati, e tutte queste donne dai 15 ai 50 con questi pellicciotti smanicati, prova scientifica che in irlanda ci sono tantissime pecore ma in Italia molte di più.
In irlanda nei pub c'è sempre un gruppetto di signori che suonano tra una birra e l'altra musica celtica e la gente se vuole balla altrimenti se ne sta li a godersi la musica e tutta quella semplicità.
Mi manca la semplicità, mi manca la sincerità.
Quando esci dai pub l'aria pungente ti penetra il viso, puoi godere ancora del vento, quello autentico non corrotto, quello che devi puntare i piedi se non vuoi che ti sposti, cristallino, senza finzioni.
Mi piacciono le osterie, mi piacciono i pub in legno, legno pregno di storie incredibili imprigionate nei tagli di tavolini vecchissimi ed usurati. Qui i locali sono metallici e se hai fame ti portano il cibo bello, sistemato in piattini perfetti, l'emulazione di Cracco è ovunque. Non le sopporto più le foto fighe degli apericena postate dappertutto, io vorrei vedere bacheche invase da vino rosso ignorante servito in quei bicchieri spessi un dito.
Una volta sono stata a Bologna all'Osteria del Sole dove la regola principale è "non serviamo analcolici" e la seconda regola è
"se hai fame ti porti da mangiare" e allora vedi la gente di ogni età entrare in questa osteria che odora di cartolina impolverata, portare i sacchettini della spesa col pane e la mortazza. Vorrei trovare locali simili ovunque in ogni angolo d'Italia ed invece stanno sparendo, forse perchè la mortazza è poco glam e non è degna dei social.
Non lo sopporto più questo paese che si sta perdendo, pieno di locali tutti uguali e clonati che quando torni a casa non trovi alcun anedotto da raccontare, te li dimentichi in fretta.
La gente si adegua alla gente, le persone fanno quello fanno le altre persone, tutti ad inseguire una perfezione fasulla e siamo invasi da apericena, da degustazioni perbene con il vino spocchioso e le cantine che se la tirano.
Tutti MASSIMI INTENDITORI DI COSE STRAFIGHE, tutti a fare emergere il masterchef che c'è in loro.
Io amo le risate che non so trattenere, quelle che nascono nelle bettole senza pretese. Non ho mai amato la perfezione, ogni tanto mi diverto a non abbinare i colori, mi piace far correre la mia vita fuori dai luoghi comuni.
Chiara

Cancro ... ogni giorno senza è una vittoria

La cosa più infima del cancro è la paura che torni, il dover convivere con quel pensiero.
Anche quando lo sconfiggi lui non se ne va mai del tutto, si prende un posticino nella tua testa e sottovoce ti sussurra "non ti libererai mai di me". E in un certo senso è cosi.
Ne senti la presenza ad ogni controllo, ad ogni malessere o magari quando l'umore ti tradisce, la paura che ti lascia sotto la pelle non te la levi mai. Persino mentre dici "sono guarita ti ho sconfitto bastardo", tu lo sai che non è mica finita lì, sei consapevole che possiede un grande vantaggio su di te, ovvero di sapersi insinuare nella tua vita sotto forme diverse, con la paura, l'ansia o con quella maledetta incertezza. Fortunatamente dalla nostra parte c'è la vita .. che il più delle volte ci fa pensare ad altro, ci regala rifugi, ci dona strade da percorrere, ci offre risate e voci indispensabili.
Ci riempie di attenzioni, di distrazioni e di innumerevoli pensieri.
cosi accade che la maggior parte dei giorni la paura la accantoni e ti prendi le tue splendide e meritate rivincite.
Ogni giorno senza di lui ti ripeti "oggi mi è andata bene, oggi ho vinto ancora io" ed ecco che impari che ogni minuto non è mai qualcosa di scontato, niente ti è dovuto niente è garantito. Impari a non rimandare, a sprecare il meno possibile, impari che ogni risata che fai non è barattabile con niente al mondo. Impari che non sei invincibile per sempre e proprio per questo devi vivere come se ogni giorno tu lo fossi. Impari che tutte le fotografie scattate hanno immortalato la tua vita mentre splendeva.
Cosi succede che la sera spegni la luce, ti infili sotto le coperte e ti addormenti serena a volte persino dimenticandoti di lui.
Il mio pensiero ora va a chi stasera spegnendo la luce non potrà in nessun modo dimenticarsi di lui, asciugherà una lacrima per la paura folle di non farcela.
Oggi vorrei che le persone non si lamentassero della pioggia ma gioissero per la fortuna di poterla vedere cadere ancora una volta.
Chiara

il mio nome .. il casino che sono !

È buffo il fatto che mi chiami Chiara considerando quanto dark ci sia in me. Chiara è così luminoso mentre io amo tutto ciò che è gotico, è come se due lati di me importanti allo stesso modo si scontrassero per poi convivere e a volte litigare.
Chiara forse è ciò che mi salva dall'essere costantemente incazzata col mondo,io che vorrei essere più anarchica di quanto in realtà sono. Vorrei essere un'anticonformista pura e non vorrei mai rispecchiarmi nelle persone che incontro per strada. Invece a volte c'è qualcosa in me che pecca, che si uniforma a ciò che non sopporto.
Il mio nome cosi limpido e trasparente a volte mi prende per il bavero e mi sbatte in faccia l'altra parte di me. Quella che ama a perdifiato, che trova il buono in tutti, quella che si fa in mille per esserci sempre. Quella che mi fa vedere il bello in ogni cosa anche quando forse non c'è, quella che inventa, che contagia, che si fa prendere da un entusiasmo a volte infantile.
Io mi sento mille pezzi di un puzzle che non stanno insieme, che non si incastrano in nessun modo. Non mi piace l'estate eppure resto senza fiato sotto un cielo pieno zeppo di stelle. Amo le nuvole pesanti e grige pronte ad esplodere e l'odore intenso dei temporali, eppure trovo ci sia qualcosa di terapeutico nel sole accecante che brilla sull'acqua.
Non amo condividere le mie passioni, ma ho condiviso spesso il mio dolore.
Non amo i gruppi, i fan club, i raduni non mi piacciono i corsi di nessun genere, non sopporto l'esigenza estenuante di chi deve sentirsi parte di qualcosa.
Detesto i villaggi turistici, l'animazione ed i balli di gruppo, detesto il divertimento preconfezionato.
Però mi piace il casino che sono, mi piace non avere alcuna etichetta sulla mia schiena e mi piace il mio nome, sia quando prevale con la sua luce sia quando suona come uno scherzo, una contraddizione.
Chiara

Il luogo dove qualcuno decide chi sei (disabilità)

C’è un luogo dove non auguro a nessuno di doverci capitare, è al -1 di un edificio grigio e malinconico.
Il corridoio è strettissimo, le persone in carrozzina ci passano a malapena. In questo luogo c’è una stanza in cui delle persone sedute intorno ad un tavolo giudicano il tuo stato di disabilità.
“La commissione”, solo la parola mette ansia.
Un piano sotto terra. E’ lì il posto giusto per le persone disabili, sotto terra. Questa è la considerazione che “la commissione” ha di noi. Persone messe lì a giudicare se sei abbastanza disabile o non molto.
Ogni volta la stessa storia. E’ troppo tempo che frequento questo luogo è troppo tempo che subisco i loro sguardi. Come se la mia osteogenesi imperfetta potesse guarire, come se il mio ginocchio, i legamenti, il femore, il muscolo potessero ricrescere come accade alla coda delle lucertole.
Alle mie ossa si aggiungono fratture ma per “la commissione” resto un individuo che chiede la loro carità.
Ma la cosa più assurda di tutte sapete qual’ è? Quando ho questo genere di visite ci vado struccata. Ho ceduto alla loro ignoranza. Perché è così che per loro funziona. Se sei disabile lo devi dare a vedere, devi essere il più grigio possibile, trascurato, trasandato devi sembrare disperato e depresso.
Devi per forza di cose rinunciare alla tua dignità. E’ cosi che loro amano vederti, è questo che si aspettano da te.
Come se una matita nera sugli occhi ti rendesse meno disabile.
Io mi truccavo anche durante la chemioterapia, ogni mattina strisciavo verso il bagno e mezza morta mi truccavo, abbinavo un foulard al pigiama e mi mettevo la crema per il corpo, lo facevo ogni volta che ero in grado di tenere gli occhi aperti, nemmeno la chemio mi ha mai tolto la mia dignità, l’amore che provo per me stessa. Questo non significa che non stessi soffrendo, significa che io sono Chiara anche nelle condizioni peggiori. Ma loro non lo capiscono. Se ti vedono con un filo di trucco credono che tu sia guarita, che la tua disabilità dipenda da quello. A loro non importa che lotto col dolore da quando sono bambina, a loro non importa niente. Ti guardano con quelle facce supponenti sapendo che ti hanno in pugno. E credetemi per “la commissione” non sei mai abbastanza disabile, non importa se poi voliamo su aerei pilotati da ciechi, ciò che conta è che siano loro a decidere chi sei.
Mi guardo attorno e mi soffermo sui volti delle persone che attendono di entrare, hanno la faccia di chi sta in equilibrio su una corda. La faccia di chi sa di avere il coltello dalla parte sbagliata. Hanno la mia stessa faccia.
Il numero scatta, è il mio turno, e tutti i pensieri che ho elaborato muoiono in due minuti, uccisi dalla frase gelida, disumana e senza speranza “abbiamo la sua relazione, può andare”.
Chiara