venerdì 27 maggio 2016

dispensatori di forza

La forza dove la si acquista?
Quanto costa al kg? Al pezzo, al metro .
Come fa ad essere inesauribile? O ad un certo punto finisce e basta?
Qualcuno afferma che la si può ricavare dagli occhi di alcune persone , tu li guardi , li fissi e ti senti più forte ! Ci sono persone che dispensano forza, meravigliosi instancabili dispensatori di forza ! Cercali bene non importa quanta nebbia ci sia , li trovi anche nei pomeriggi peggiori. Ne hanno anche quando credono di non averne più ...
Con amore
Chiara

23/01/08 Delirio da farmaco : “investili due danari per un paio di ali, ne vale la pena!"


Tengo sempre sul comodino un paio di ali ed ogni tanto sfondo queste finestre così opache, sporche di pioggia passata e spicco il volo. Lascio appoggiato sul letto questo gesso pesante ed in terra le mie nere stampelle, respiro a pieni polmoni l’aria fresca di questa splendida giornata di sole, un sole che per ora non mi riguarda. Poi salgo più in alto, riempiendo la mia bocca di nuvole e mi sento nuovamente leggera! Sguazzo come un pesciolino che ha confuso il mare col cielo, a volte per volare basta un’illusione, baratto l’azzurro di questa stanza con quello del cielo ed eccomi lì sospesa in aria.
Spesso stare tra queste lenzuola è come sentirsi incatenati, ma ora no, ora le mie braccia sono gelide di vento ed è una sensazione inspiegabile, oggi non ho male, oggi il mio tumore ha smesso di mangiare e la flebo è una bottiglia di spumante, festeggio questa mia giornata di libertà, di completa guarigione ed energia stupenda.
Tornerò quando il buio avrà rapito i colori e le stelle mi indicheranno la strada, sarà bello sfidare la notte, sentirmi ancora forte servirà a combattere qualunque demone!
Tic tac tic tac ..
Si è fatto tardi e la stanchezza si fa sentire, infilo il mio gesso e le stampelle sono ancora lì ad aspettarmi come a ricordarmi che non posso fare a meno di loro. La flebo scandisce il tempo, qualcosa dentro di me ha fame e nel silenzio di questa stanza lo sento sgranocchiare ed il dolore ritorna pian piano; non importa so che ogni volta che la tristezza si presenterà alla mia porta con la presunzione di rapire i miei sorrisi, potrò spiccare il volo e sarò al sicuro come in nessun altro posto al mondo.
Riappoggio le mie ali sul comodino, l’acquisto migliore che io abbia mai fatto.
Chiara

fanculo maestra Linda

Quando imparai a stringere i denti avevo 5 anni. Correvo nel cortile dell'asilo inseguita da un bambino che urlava di volermi sposare, ed io che avevo già le idee molto chiare non ne volevo sapere. Non ricordo come sia successo con esattezza, sono caduta ed una ruota di un trattore messa a caso,senza alcuna ragione precisa in un cortile di un asilo è rotolata un po' indietro, poi in avanti passando sulla mia gamba senza troppi complimenti, per poi tornare al suo posto, con l'aria di chi non ha colpe. Ma non è stato in quel momento che ho imparato a stringere i denti in quel momento piangevo e basta. Su una panchina non troppo lontana sedeva la maestra Linda, era una supplente ma ricordo molto bene il suo nome e la sua faccia, impressi in quei ricordi che non vorresti ricordare. La maestra Linda senza muoversi dalla panchina decise di sua spontanea volontà che era solo una botta e che stavo facendo troppi capricci, proprio cosi disse "piantala di piangere e fare i capricci, alzati da terra", non sono mai stata una bambina capricciosa e non capivo perché non si alzasse per venire da me. Era furiosa e continuava a dirmi che mi dovevo alzare e quindi io lo feci e fu proprio in quel momento, in quel preciso istante che io imparai la meravigliosa arte dello stringere i denti!
Mi alzai, feci credo due o tre passi con la tibia ed il perone fratturati "frattura scomposta" per la precisione, per poi ricadere nuovamente a terra. Mi avevano insegnato che bisognava obbedire alle maestre ed io lo feci, la sentivo sbraitare infastidita dal mio piagnucolare, non ricordo esattamente i miei pensieri in quel momento ma ricordo la sensazione di vergogna che provavo, la maestra mi sgridava davanti a tutti ed io mi ero alzata per farla smettere.
Non ci credereste se vi dicessi che non venne mai a guardare la mia gamba, una volta stancatasi di tutta quella situazione si alzò, venne da me e disse “ora chiamo i tuoi genitori cosi la smetti di piangere”, e così fece, fregandosene del fatto che non la smettevo di ripete che avevo male alla gamba. Chiamò a casa dicendo che “la bambina aveva preso una botta e non la smetteva di fare i capricci”, mi lasciò in terra per un tempo infinito, nel giardino dell’asilo. Venne mia nonna in bicicletta convinta di portarmi a casa, le bastò vedere la posizione della mia gamba innaturale, il piede completamente fuori asse per capire in un lampo cosa mi fosse successo, così arrivò mio padre e il resto fu una storia di bestemmie, minacce e denunce.
Fu la prima di tante altre volte, ma una volta che impari a stringere i denti non lo dimentichi più, come la storia dell’andare in bicicletta. Non impari a non sentire il dolore, non impari a non avere paura e a non spaventarti, queste sono tutte sensazioni che si ripetono puntualmente ogni volta come se fosse la prima, però impari a stringere i denti. A volte mi dico che forse è così che dovrei vederla, la maestra Linda quel giorno mi insegnò a stringere i denti, poi invece la mando a fanculo perché la realtà è che l’ho imparato da sola.
Chiara

resta

Ha sempre avuto quel timbro di voce inconfondibile, quando dai corridoi lo udivo parlare, mi sentivo subito piu' al sicuro. Alcune persone hanno la fortuna di avere una voce rassicurante una di quelle voci che cascasse questo lurido mondo, ti fa credere che tutto andrà bene. Tu la ascolti e ti sembra di averla sempre conosciuta. È un bene che al mondo ci siano persone con una voce cosi, è un bene che al mondo ci siano persone come lui. Una voce che, anche se costretta a dire la cosa piu' spaventosa che ci sia, tu non la temi. A volte penso che dovrei registrarlo mentre parla , perché se un giorno dovesse essere piu' distante, vorrei bastasse un Play per sentire la sua voce e non aver paura.
Chiara

ancora non lo sai ..

Sii forte giovane donna, anche se adesso tutto ha il colore degli incubi. Anche se ora tutto ha le sembianze di una salita piena di mostri lungo i lati ... sii forte ! Accettalo nonostante sia inaccettabile, è cosi che si sconfigge il nemico, devi accoglierlo per poi pugnalarlo alle spalle. Annegalo di lacrime, prendilo a pugni, uccidilo di noia e malinconia ma non lasciarlo vincere ! Lotta per la tua unica e splendida vita, passerà lo schifo e sarai invincibile, passerà anche il vomito e riderai, riderai anche quando credevi non si potesse più ridere ! Sei forte solo che ancora non lo sai.
Chiara

come piccole formiche ..

Basta un temporale per non farmi dormire , tra qualche ora diranno che ci voleva davvero questo temporale, c'era bisogno di pioggia. Perché è cosi che siamo, abbiamo bisogno di sole quando è troppo tempo che piove e abbiamo bisogno di pioggia quando da troppo non piove.
Sta nella nostra condizione umana necessitare sempre di qualcos'altro. Dovremmo renderci conto più spesso di quanto poco contiamo, di quanto il nostro volere sia misero ed insignificante. Speriamo nella pioggia o nel sole appellandoci alla natura perché alla fine è da lei che dipendiamo, eppure troppe volte da troppo tempo ce ne prendiamo gioco.
Arriverà un tuono un giorno che ci spazzera' via tutti come piccolissime formiche, un tuono incazzato, disperato e vendicativo.
Un tuono a regolare i debiti. Quel giorno conteremo talmente poco che il senso della vita che abbiamo sempre cercato inutilmente ci apparirà davanti agli occhi, esattamente un secondo prima di essere spazzati via .Capiremo tutto troppo tardi, moriremo proprio come siamo vissuti, capendo sempre tutto troppo tardi.
Chiara

fuori dai luoghi comuni ..

Io questo paese non lo sopporto più. Odio i bar che mi circondano con i loro apericena del cazzo che solo il nome fa pensare ad una presa per il culo. Tutti identici questi bar, freddi moderni e tristi, privi di un'anima. Non esistono i baristi, sono stati rimpiazzati da delle fighette niente male. Fighette che ti portano lo spritz e con lo spritz stuzzichini che spesso sono già stati riscaldati una decina di volte, ma non fa niente c'è la fighetta che ha sostituito il barista quindi chissenefrega !! Una volta ero in un pub in Scozia li non c'è lo spritz, li c'è la birra e se non ti piace puoi sempre scegliere la birra o mal che vada una sana e fresca birra. Per i più duri il Whisky.
Comunque ero in questo pub, dove c'era uno schermo gigante che trasmetteva video musicali, ad un certo punto sul ritornello tutto il pub a squarciagola ha iniziato a cantare " Is someone getting the best, the best, the best, the best of you? Is someone getting the best, the best, the best, the best of you?" ed in piedi su una panca, una ragazza bionda che se la cantava come non ci fosse un domani.
Non lo sopporto più questo paese. L'inverno scorso andavano di moda i pellicciotti smanicati, e tutte queste donne dai 15 ai 50 con questi pellicciotti smanicati, prova scientifica che in irlanda ci sono tantissime pecore ma in Italia molte di più.
In irlanda nei pub c'è sempre un gruppetto di signori che suonano tra una birra e l'altra musica celtica e la gente se vuole balla altrimenti se ne sta li a godersi la musica e tutta quella semplicità.
Mi manca la semplicità, mi manca la sincerità.
Quando esci dai pub l'aria pungente ti penetra il viso, puoi godere ancora del vento, quello autentico non corrotto, quello che devi puntare i piedi se non vuoi che ti sposti, cristallino, senza finzioni.
Mi piacciono le osterie, mi piacciono i pub in legno, legno pregno di storie incredibili imprigionate nei tagli di tavolini vecchissimi ed usurati. Qui i locali sono metallici e se hai fame ti portano il cibo bello, sistemato in piattini perfetti, l'emulazione di Cracco è ovunque. Non le sopporto più le foto fighe degli apericena postate dappertutto, io vorrei vedere bacheche invase da vino rosso ignorante servito in quei bicchieri spessi un dito.
Una volta sono stata a Bologna all'Osteria del Sole dove la regola principale è "non serviamo analcolici" e la seconda regola è
"se hai fame ti porti da mangiare" e allora vedi la gente di ogni età entrare in questa osteria che odora di cartolina impolverata, portare i sacchettini della spesa col pane e la mortazza. Vorrei trovare locali simili ovunque in ogni angolo d'Italia ed invece stanno sparendo, forse perchè la mortazza è poco glam e non è degna dei social.
Non lo sopporto più questo paese che si sta perdendo, pieno di locali tutti uguali e clonati che quando torni a casa non trovi alcun anedotto da raccontare, te li dimentichi in fretta.
La gente si adegua alla gente, le persone fanno quello fanno le altre persone, tutti ad inseguire una perfezione fasulla e siamo invasi da apericena, da degustazioni perbene con il vino spocchioso e le cantine che se la tirano.
Tutti MASSIMI INTENDITORI DI COSE STRAFIGHE, tutti a fare emergere il masterchef che c'è in loro.
Io amo le risate che non so trattenere, quelle che nascono nelle bettole senza pretese. Non ho mai amato la perfezione, ogni tanto mi diverto a non abbinare i colori, mi piace far correre la mia vita fuori dai luoghi comuni.
Chiara

Cancro ... ogni giorno senza è una vittoria

La cosa più infima del cancro è la paura che torni, il dover convivere con quel pensiero.
Anche quando lo sconfiggi lui non se ne va mai del tutto, si prende un posticino nella tua testa e sottovoce ti sussurra "non ti libererai mai di me". E in un certo senso è cosi.
Ne senti la presenza ad ogni controllo, ad ogni malessere o magari quando l'umore ti tradisce, la paura che ti lascia sotto la pelle non te la levi mai. Persino mentre dici "sono guarita ti ho sconfitto bastardo", tu lo sai che non è mica finita lì, sei consapevole che possiede un grande vantaggio su di te, ovvero di sapersi insinuare nella tua vita sotto forme diverse, con la paura, l'ansia o con quella maledetta incertezza. Fortunatamente dalla nostra parte c'è la vita .. che il più delle volte ci fa pensare ad altro, ci regala rifugi, ci dona strade da percorrere, ci offre risate e voci indispensabili.
Ci riempie di attenzioni, di distrazioni e di innumerevoli pensieri.
cosi accade che la maggior parte dei giorni la paura la accantoni e ti prendi le tue splendide e meritate rivincite.
Ogni giorno senza di lui ti ripeti "oggi mi è andata bene, oggi ho vinto ancora io" ed ecco che impari che ogni minuto non è mai qualcosa di scontato, niente ti è dovuto niente è garantito. Impari a non rimandare, a sprecare il meno possibile, impari che ogni risata che fai non è barattabile con niente al mondo. Impari che non sei invincibile per sempre e proprio per questo devi vivere come se ogni giorno tu lo fossi. Impari che tutte le fotografie scattate hanno immortalato la tua vita mentre splendeva.
Cosi succede che la sera spegni la luce, ti infili sotto le coperte e ti addormenti serena a volte persino dimenticandoti di lui.
Il mio pensiero ora va a chi stasera spegnendo la luce non potrà in nessun modo dimenticarsi di lui, asciugherà una lacrima per la paura folle di non farcela.
Oggi vorrei che le persone non si lamentassero della pioggia ma gioissero per la fortuna di poterla vedere cadere ancora una volta.
Chiara

il mio nome .. il casino che sono !

È buffo il fatto che mi chiami Chiara considerando quanto dark ci sia in me. Chiara è così luminoso mentre io amo tutto ciò che è gotico, è come se due lati di me importanti allo stesso modo si scontrassero per poi convivere e a volte litigare.
Chiara forse è ciò che mi salva dall'essere costantemente incazzata col mondo,io che vorrei essere più anarchica di quanto in realtà sono. Vorrei essere un'anticonformista pura e non vorrei mai rispecchiarmi nelle persone che incontro per strada. Invece a volte c'è qualcosa in me che pecca, che si uniforma a ciò che non sopporto.
Il mio nome cosi limpido e trasparente a volte mi prende per il bavero e mi sbatte in faccia l'altra parte di me. Quella che ama a perdifiato, che trova il buono in tutti, quella che si fa in mille per esserci sempre. Quella che mi fa vedere il bello in ogni cosa anche quando forse non c'è, quella che inventa, che contagia, che si fa prendere da un entusiasmo a volte infantile.
Io mi sento mille pezzi di un puzzle che non stanno insieme, che non si incastrano in nessun modo. Non mi piace l'estate eppure resto senza fiato sotto un cielo pieno zeppo di stelle. Amo le nuvole pesanti e grige pronte ad esplodere e l'odore intenso dei temporali, eppure trovo ci sia qualcosa di terapeutico nel sole accecante che brilla sull'acqua.
Non amo condividere le mie passioni, ma ho condiviso spesso il mio dolore.
Non amo i gruppi, i fan club, i raduni non mi piacciono i corsi di nessun genere, non sopporto l'esigenza estenuante di chi deve sentirsi parte di qualcosa.
Detesto i villaggi turistici, l'animazione ed i balli di gruppo, detesto il divertimento preconfezionato.
Però mi piace il casino che sono, mi piace non avere alcuna etichetta sulla mia schiena e mi piace il mio nome, sia quando prevale con la sua luce sia quando suona come uno scherzo, una contraddizione.
Chiara

Il luogo dove qualcuno decide chi sei (disabilità)

C’è un luogo dove non auguro a nessuno di doverci capitare, è al -1 di un edificio grigio e malinconico.
Il corridoio è strettissimo, le persone in carrozzina ci passano a malapena. In questo luogo c’è una stanza in cui delle persone sedute intorno ad un tavolo giudicano il tuo stato di disabilità.
“La commissione”, solo la parola mette ansia.
Un piano sotto terra. E’ lì il posto giusto per le persone disabili, sotto terra. Questa è la considerazione che “la commissione” ha di noi. Persone messe lì a giudicare se sei abbastanza disabile o non molto.
Ogni volta la stessa storia. E’ troppo tempo che frequento questo luogo è troppo tempo che subisco i loro sguardi. Come se la mia osteogenesi imperfetta potesse guarire, come se il mio ginocchio, i legamenti, il femore, il muscolo potessero ricrescere come accade alla coda delle lucertole.
Alle mie ossa si aggiungono fratture ma per “la commissione” resto un individuo che chiede la loro carità.
Ma la cosa più assurda di tutte sapete qual’ è? Quando ho questo genere di visite ci vado struccata. Ho ceduto alla loro ignoranza. Perché è così che per loro funziona. Se sei disabile lo devi dare a vedere, devi essere il più grigio possibile, trascurato, trasandato devi sembrare disperato e depresso.
Devi per forza di cose rinunciare alla tua dignità. E’ cosi che loro amano vederti, è questo che si aspettano da te.
Come se una matita nera sugli occhi ti rendesse meno disabile.
Io mi truccavo anche durante la chemioterapia, ogni mattina strisciavo verso il bagno e mezza morta mi truccavo, abbinavo un foulard al pigiama e mi mettevo la crema per il corpo, lo facevo ogni volta che ero in grado di tenere gli occhi aperti, nemmeno la chemio mi ha mai tolto la mia dignità, l’amore che provo per me stessa. Questo non significa che non stessi soffrendo, significa che io sono Chiara anche nelle condizioni peggiori. Ma loro non lo capiscono. Se ti vedono con un filo di trucco credono che tu sia guarita, che la tua disabilità dipenda da quello. A loro non importa che lotto col dolore da quando sono bambina, a loro non importa niente. Ti guardano con quelle facce supponenti sapendo che ti hanno in pugno. E credetemi per “la commissione” non sei mai abbastanza disabile, non importa se poi voliamo su aerei pilotati da ciechi, ciò che conta è che siano loro a decidere chi sei.
Mi guardo attorno e mi soffermo sui volti delle persone che attendono di entrare, hanno la faccia di chi sta in equilibrio su una corda. La faccia di chi sa di avere il coltello dalla parte sbagliata. Hanno la mia stessa faccia.
Il numero scatta, è il mio turno, e tutti i pensieri che ho elaborato muoiono in due minuti, uccisi dalla frase gelida, disumana e senza speranza “abbiamo la sua relazione, può andare”.
Chiara