Avevo un'amica, io nove anni e lei dieci.
Siamo cresciute insieme
combinandone di tutti i colori. Io passavo da lei la mattina ed insieme
andavamo a scuola, mano nella mano, come le vere amiche fanno. Molti
pensavano che fossimo sorelle, anche una volta cresciute.
Gli anni passavano e nemmeno ci facevamo caso, troppo prese dalla vita.
Lei era triste ed io c'ero, lei faceva casini ed io c'ero, voleva
consigli ed io c'ero. Ho scoperto di avere il cancro e lei non c'era
più.
Inizialmente veniva a trovarmi
ogni tanto, poi è passata a qualche telefonata, qualche messaggio e poi
un bel giorno è semplicemente sparita. Puff. Anni volatilizzati in un
attimo. Mi chiedevo persino se avessi io la colpa.
E mentre provavo
il dolore della malattia, mi preparavo ad abituarmi alla sua assenza.
Mandavo giù l'amaro in bocca, per poi puntualmente vomitarlo.
"Sei come una sorella", me lo diceva sempre.
Due anni dopo, la notte della vigilia di Natale ricevo un messaggio, come un augurio, puntuale a mezzanotte.
"Ti chiedo di perdonare la mia vigliaccheria, non ti sono stata vicino
perché soffrivo troppo a vederti in quelle condizioni, vorrei tanto
rivederti".
Ho tenuto quel messaggio per molto tempo senza mai
rispondere. Se ne era andata senza spiegazioni, io feci lo stesso. Non
stava a me perdonarla per ciò che era.
Se decidiamo di non stare
accanto ad una persona che amiamo mentre lotta tra la vita e la morte,
non possiamo pensare di poterlo fare dopo, perché forse un dopo non ci
sarà. E se persino di fronte a questo pensiero così spaventoso, noi
scegliamo di sparire, allora di quella persona non ci importa nulla.
Aveva messo davanti alla mia malattia la sua sofferenza, la sua
debolezza, per non soffrire aveva preferito lasciare quella mano, dopo
17 anni.
Aveva messo davanti sé stessa.
Sapete cosa vi dico ?
Che non è vero che alcune persone non sono pronte per certe cose, non è
vero che per alcuni è più difficile, non è vero che non tutti sono forti
abbastanza, balle sono solo balle. Quando si ama qualcuno si è pronti a
tutto. Lo si deve essere per forza, non ci sono scuse. Si sopporta un
cuore esplodere di dolore, si sopporta il terrore più impensabile, ci si
annega di lacrime, e la notte si è pronti ad affrontare gli incubi
peggiori. Ma non si scappa.
Non importa quanti chili ha perso, non
importa se non ha più i capelli, non importa quanto sia difficile
guardarla. Devi prendere la sua fragile e stanca mano tra le tue e dirle
"andrà tutto bene, andrà tutto bene, ci sono io con te"
Chiara
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