domenica 17 settembre 2017

Trip

C'era una cosa a cui pensavo ad ogni trasfusione, un pensiero fisso che tornava puntuale ogni volta che, quella sacca appesa, mi nutriva goccia dopo goccia.
Mi chiedevo sempre se non fosse stato  possibile che per qualche assurdo meccanismo, percepissi insieme al sangue, le caratteristiche della personalità del donatore. Immaginavo quindi che una volta a casa avrei iniziato a manifestare comportamenti a me sconosciuti. Avrei potuto iniziare a coltivare interessi di ogni genere che prima ignoravo. Avrei potuto  per esempio darmi alle crostate di marmellata, sarei potuta diventare una femminista convinta, una vegana, o provare tutto d'un tratto interesse per la botanica. Sarei potuta tornare a casa e sentire l'irrefrenabile desiderio di uccidere gatti. Avrei potuto iniziare a rubare oggetti nei negozi. Sarebbe potuto accadere di tutto.
Trasfusione dopo trasfusione avrei smesso di essere me stessa. Avrei assimilato l'acidità di Linda, l'insicurezza di Amelia, l'introversione di Paolo e chissà quali e quante altre personalità.
E come me, nel mondo, milioni di persone sarebbero diventate un insieme di tante altre persone, non più le stesse. Mutate per sempre. Milioni di persone avrebbero smarrito la loro identità, non sarebbero mai più state le stesse di prima. Avrebbero perso la cosa più importante della loro vita, loro stessi.
Poi la sacca finalmente vuota, mi portava alla realtà, di lì a poco mi sarei sentita decisamente più forte, nient'altro che questo.
Da allora non ho mai smesso di lottare x essere me stessa, anche quando mischiarsi sarebbe più comodo, anche quando fingere sarebbe molto più facile, anche quando scontrarsi fa sicuramente  più male.
Il mio sangue dice sempre chi sono, pulsa nelle mie vene senza mentire mai, è la parte più vera di ognuno di noi.
Lo ascolto e so chi sono.
Chiara

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