giovedì 16 novembre 2017

a Joshy !

Ho scritto questa piccola fiaba pensando ad Anna un'amica che di professione fa la maestra di sostegno. Tutto nasce da ciò che spesso mi racconta dei suoi bambini, in particolare Joshy che lo scorso anno le ha rubato letteralmente il cuore. Un bambino dalle mille difficoltà, ma che le ha saputo donare infinite emozioni. So che è piuttosto lunga e richiede un po' di tempo, ma ci tenevo a condividerla con voi.

Joshy era uno scoiattolo, Joshy era un Erede.
Chi erano gli Eredi? Gli Eredi erano i custodi della natura. Nascere Erede significava avere il potere di far continuare il corso della natura.
Era un ruolo di infinita importanza.
Ogni anno nella Notte dei Racconti ogni Erede dal più giovane al più vecchio, si radunava in un punto preciso della foresta con il compito di raccontare una storia che fosse legata alla natura. Gli eredi erano grandi narratori. Era inciso nel loro DNA.
Ad ogni storia narrata la natura rispondeva, e con un getto di luce proiettava il Frutto che la storia narrata avrebbe fatto nascere.
Potevano essere dei fiori in Amazzonia, un ruscello in Canada, delle fragole selvatiche in un bosco dall'altra parte del mondo. Solitamente i Frutti più grandi nascevano dalle storie dei più anziani. Ma ogni Frutto dal più piccolo, al più grande, aveva lo stesso identico valore. Era la natura che non moriva.
In un mondo minacciato dal cemento, essere un Erede significava essere un guerriero, un eroe.
Joshy lo sapeva bene. Era il più piccolo della sua  famiglia e questa sarebbe stata la sua prima Notte dei Racconti. Era emozionato e terrorizzato allo stesso tempo. Non perché fosse un codardo, tutt'altro, ma perché fin dalla nascita non era mai riuscito a pronunciare una sola parola. Nemmeno la più facile. Nemmeno la più piccola. Tutto ciò che usciva dalla sua bocca erano rumori, dei suoni strani che sembravano provenire da un altro pianeta.
Eppure nella sua testa galleggiavano milioni di parole, storie, canzoni, discorsi di ogni tipo, ma ogni volta che li afferrava per farli uscire, non ne era in grado. Come se una forza superiore a lui lo bloccasse. Come avrebbe fatto a portare la sua storia in dono alla natura? Aveva cercato di trovare infinite soluzioni ma tutte con esiti negativi "è inutile che scrivi ragazzo, la natura non legge, la natura ascolta", "gli altri non possono leggere la storia al posto tuo,  proprio perché è la tua storia" e via dicendo.
Nessuno degli Eredi poteva astenersi alla Notte dei Racconti, solo se un Erede si fosse presentato senza una storia, allora la natura lo avrebbe escluso per sempre. Questo era il destino che Joshy vedeva incombere su di lui.
Gli stambecchi delle montagne erano scesi e avevano portato la data stabilita, tra esattamente quattro giorni sarebbe scesa la prima neve della stagione e la prima neve corrispondeva alla Notte dei Racconti. Gli stambecchi non sbagliavano mai.
Anne era una scoiattolina di qualche anno in più di lui. La sua migliore amica di sempre. L'unica in grado di capire quel suo modo strano di comunicare. Anne intuiva più di tutti, la sua ansia e la sua frustrazione. "Non ti preoccupare" aveva detto "io so che dentro alla tua testa c'è un mondo meraviglioso, qualcosa accadrà, ne sono sicura". Lui le aveva sorriso, aggrappandosi a quella speranza.
Passarono i giorni e la Notte dei Racconti arrivo'.
Joshy si avviò con il padre e la sorella, Eredi come lui, verso il luogo di ritrovo nel bel mezzo della foresta. Vedeva il nervosismo negli occhi di suo padre, già rassegnato a perdere il contributo del figlio in questa missione che durava da secoli. Doveva essere un momento di gioia ed invece l'aria era pesante ed il silenzio tra di loro lo era ancora di più.
La neve aveva iniziato a scendere all'alba ininterrottamente ed un malto soffice e pieno ricopriva già di molti centimetri il suolo.
Arrivarono puntuali al luogo di incontro, alcuni degli Eredi erano in postazione intorno al fuoco, altri stavano arrivando. Joshy si sentì gli occhi addosso, tutti lo stavano guardando con una certa pena, capì che nessuno dei presenti, credeva nei miracoli.
L'Erede più saggio ed anziano, un orso Bruno di nome Ermes a cui tutti nel bosco si rivolgevano per avere consigli di qualsiasi genere, diede il via alla preghiera di iniziazione, una sorta di "permesso" per interagire con la natura. Poi i racconti ebbero inizio.
Il primo a raccontare fu proprio Ermes, raccontò una storia meravigliosa di quando attraversò la foresta sfidando una tormenta di neve per portare il cibo ai propri cuccioli, fu emozionante. La natura rispose puntuale, una luce calda uscì dal falò verso il cielo. Proietto' l'immagine di un grande ruscello, ricco di pesci. Tutti applaudirono con grande entusiasmo, era un Frutto meraviglioso, degno della storia narrata.
Era il turno di Bill, per lui come per Joshy era la sua prima Notte. Ma Joshy conosceva bene Bill, era un riccio chiacchierone che non conosceva timidezza, avrebbe sicuramente fatto un ottimo lavoro. Bill si schiarì la voce e raccontò del suo primo bagnetto nel ruscello, di come sconfisse la paura di annegare e di come fu divertente giocare con i suoi fratelli, raccontò degli scherzi in acqua e delle risate che ci furono. Fu un racconto divertente, e davvero coinvolgente. La natura rispose con la stessa puntualità, un raggio di luce disegnò tre piccoli fiori, bellissimi, con i petali gialli e viola, al centro di un prato. Tutti applaudirono e dissero che era un gran traguardo per essere la sua prima volta. Poi fu il turno di sua sorella e poi quello di Clare, una volpe bianca di una bellezza incantevole. Tutti diedero il loro contributo e fu tutto talmente entusiasmante e magico che Joshy dimenticò completamente l'ansia e la preoccupazione. Fino a quando la voce di Ermes lo svegliò dal suo sognare "tocca a te piccolo Joshy, manchi solo tu".
Joshy sembrò cadere dalle nuvole. Tutti lo stavano fissando.
Toccava veramente a lui. Sua sorella gli sorrise e gli sembrò di vedere il sorriso dolce di Anne.
La neve ormai aveva coperto ogni cosa. Pensò ai disegni bellissimi che la natura proiettava, a quel suo modo universale di comunicare e di farsi capire.
E allora anche lui capì.
Si concentrò intensamente sulla storia che da mesi ripeteva nella sua testa. Iniziò così con le sue piccole zampette a tracciare solchi sul manto bianco e puro della neve. Non erano certo disegni artistici, ma tutti gli animali presenti sembrarono capire. Disegnò sè stesso quando era un cucciolo, davanti alla porta della sua tana. Si disegnò col musino all'insù, gli occhi grandi e spalancati, colmi di stupore, la sua piccola lingua fuori dalla bocca ad assaggiare quei fiocchi freschi che cadevano dal cielo. Tutti videro così la sua storia, quando per la prima volta scoprì la neve. Aggiunse al disegno tanti piccoli cuori tutti intorno per trasmettere la sua gioia e l'emozione di quel giorno. Poi si sedette e con gli altri attese. La natura non fù puntuale, passarono minuti che a lui parvero secoli. Poi accadde, la luce uscì dal fuoco e proiettò il disegno di una macchia di funghetti bellissimi ai piedi di un albero maestoso. Lo riconobbe, tutti lo riconobbero era l'albero più vecchio e grande della loro foresta. La natura gli aveva fatto un regalo. Joshy avrebbe potuto assistere alla nascita del suo Frutto e vederlo giorno dopo giorno. Come a ricordargli che ce l'aveva fatta. Quei funghetti gli avrebbero ricordato in continuazione che era uno scoiattolo speciale, ma allo stesso tempo era proprio come tutti gli altri. E che quel suo mondo luminoso che aveva dentro, in un modo o nell'altro sarebbe uscito. Se non a parole, in tanti, tantissimi altri modi.
Un vento lieve si alzò ed il fuoco piano piano si spense. Joshy sorrise, era un Erede.
Avrebbe contribuito a non far spegnere la memoria antica di una natura in pericolo.
Era un eroe senza parole, ma con mille storie ed emozioni da raccontare.
Chiara

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