venerdì 1 dicembre 2017

Storia di Victor e di chi in realtà non muore.



"Lo Sai" disse con aria greve
"Mi manca"
Lei lo guardò con tutta la dolcezza che aveva raccolto nella sua vita e provò a trasmetterla con poche parole
"Lo so che ti manca, manca a tutti, ma lui mica è sparito"
Victor restò perplesso di fronte a questa affermazione, ci mise un po' prima di elaborarla
"se non è sparito dove si è cacciato?"
E allora lei gli raccontò una storia. Gli raccontò che quando una persona muore, la si può trovare dentro a qualsiasi cosa, se si guarda con attenzione. Le disse "Se osserviamo il mare, sarà nel mare. Se osserviamo le montagne sarà sopra una cima innevata e se osserviamo un prato, beh sarà sicuramente tra i fiori, quindi Victor ora devi solo osservare con attenzione e desiderare di rivederlo dentro a ciò che stai guardando"
Lui ci pensò su qualche secondo e poi le chiese "Quindi se guardo bene il cielo lo vedrò tra le stelle?"
"Sono sicura che lo troverai lì"
Victor restò scioccato di fronte a questa nuova scoperta. Pensò che sarebbe stato bellissimo guardare dalla finestra il cielo ogni sera prima di dormire. Quel giorno si sentì agitato ed ansioso, o forse emozionato. Non vedeva l'ora che arrivasse la sera. Cercò di far passare il tempo in tutti i modi, persino i compiti gli sembrarono utili, voleva solo riempire quelle ore in attesa del suo cielo stellato.
Sentiva la mancanza di suo padre come se gli avessero strappato una parte del suo corpo. Gli mancava tutto di lui, la sua risata, il suo odore, le sue braccia forti che lo sollevavano, gli mancava persino il timbro della sua voce quando lo sgridava. Ma soprattutto gli mancava chiamarlo, gli mancava in modo incredibile il suono della parola Papà uscire dalla sua bocca.
Quella sera Victor a cena mangiò velocemente, corse a lavarsi i denti ed indossò il pigiama al rovescio. Andò in camera sua e si mise seduto sul letto davanti alla finestra. Eccolo il suo cielo, poche stelle si scorgevano tra le nuvole, ma si convinse che fosse sufficiente. Fece un sospiro e si mise a fissare quel blu intenso di tanto in tanto punteggiato. Ma niente da fare, del suo papà non vide nemmeno l'ombra. Stette a fissare quel cielo per molto tempo, ma nulla cambiò. Forse quella sera papà era stanco o forse era uscito con gli amici. Forse quella sera suo padre aveva mal di testa e non gli andava di farsi vedere, o forse lui non era abbastanza bravo ad osservare le cose. Sconsolato Victor sbuffò. Prese Kenny, il suo  coniglio di pezza , lo strinse tra le braccia e si infilò sotto le coperte. Sentì gli occhi annegare nelle lacrime. Il suo papà non era nel suo cielo stellato.
Passarono i giorni ma Victor non volle più guardare il cielo, preferiva non pensare a quella stupida storia, non voleva aspettare qualcuno che non sarebbe mai più tornato. Non voleva provare nuovamente, quella sensazione di abbandono. Aveva persino tentato di osservare con attenzione e concentrazione altre cose, ma non era servito a niente.
Un pomeriggio Victor impugnò il manubrio di Tempesta e pedalò furiosamente senza una meta, era arrabbiato. Arrabbiato con sua madre che lo aveva illuso raccontandogli una favoletta stupida, era arrabbiato col cielo, con suo padre ed era arrabbiato con sé stesso per aver creduto davvero di poterlo rivedere.
Pedalò con così tanta energia e rabbia da ritrovarsi sul sentiero che accostava il bosco. Era ormai autunno, ottobre aveva colato su ogni cosa i suoi colori caldi. Le foglie erano ovunque intorno a Victor ed erano bellissime. Fino a quel momento non si era nemmeno reso conto che fosse autunno.
Scese dalla bicicletta e l'appoggiò ad un albero. "hai visto Tempesta, hai visto quante foglie?, sono cosi tante che ci si può tuffare dentro"
E così lo fece, Victor prese la rincorsa e si tuffò su quel tappeto morbido ed umido. Rise, rise come non gli succedeva da tempo. Gli sembrò di essere ancora sul tappeto di casa sua, quando suo papà lo sfidava coi cuscini e poi insieme rotolavano rimanendo senza fiato. Così lo vide, si rivide insieme a lui. Ebbe persino la sensazione di sentire il suono della sua risata e senza nemmeno volerlo disse nuovamente quella parola che gli mancava così tanto, "papà".
Era bello poterla dire ancora, sentire quelle lettere uscire dalla sua bocca, vive.
Non era un cielo stellato, ma un tappeto di foglie.  Ecco dove si era cacciato il suo papà.
Capì che non sarebbe stato lui a decidere dentro quali cose lo avrebbe rivisto, ma sarebbe stato suo padre a farsi trovare.
Gli fu chiaro in quel momento che le persone che perdiamo diventano inevitabilmente, ciò che nella vita ameremo di più. Da quel giorno, Victor, avrebbe amato l'autunno per sempre.
Quello fu il primo incontro con suo padre, e l'autunno fu il suo primo amore.
Poi Victor si innamorò del Punk, di Poe, si innamorò dell'oceano. Si innamorò del grigio di Berlino e di un gatto randagio. Si innamorò delle fossette di Bea e di un Bistrot nel quartiere degli artisti a Parigi. Si innamorò di una piccola barca a vela.
Suo padre avrebbe vissuto sempre lì, nel pulsare meraviglioso della vita, dentro la bellezza di ogni cosa inaspettata.
Chiara.

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