(immagine utilizzata “Ladycup” by MarthaLights)
Tengo la tazza del caffè tra le mani,un gesto che solo ad immaginarlo dona
tepore, sorrido nel notare che in quel nero ci sono sfumature che mi
assomigliano.
Aggiungo lo zucchero. Da anni qualcuno mi ripete che è decisamente troppo,
da anni io rispondo che non è troppo, è come piace a me. Dolce.
Il cucchiaino compie parecchi giri, ciò nonostante non sono ancora pronta
per berlo.
Credo esista un tempo ben definito da quando decidi che puoi smettere di
mescolare a quando decidi di iniziare a sorseggiarlo. Un tempo rispettoso,
discreto, perfetto.
Il tempo di pensare ad una sera d’inverno in cui c’era la neve, ad una
porta socchiusa o al luccichio inconfondibile di una parola inaspettata.
Appoggio le labbra sul bordo della tazza e l’aroma di qualcosa che conosco
mi fa stare subito meglio, mentre il calore scende e mi brucia la gola mi
convinco che sia il miglior caffè di tutta una vita.
Poi distrattamente mi accorgo di quanta malinconia ci sia nel fondo di una
tazza vuota.
Chiara G. (Piovono Parole)
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