venerdì 27 maggio 2016

fanculo maestra Linda

Quando imparai a stringere i denti avevo 5 anni. Correvo nel cortile dell'asilo inseguita da un bambino che urlava di volermi sposare, ed io che avevo già le idee molto chiare non ne volevo sapere. Non ricordo come sia successo con esattezza, sono caduta ed una ruota di un trattore messa a caso,senza alcuna ragione precisa in un cortile di un asilo è rotolata un po' indietro, poi in avanti passando sulla mia gamba senza troppi complimenti, per poi tornare al suo posto, con l'aria di chi non ha colpe. Ma non è stato in quel momento che ho imparato a stringere i denti in quel momento piangevo e basta. Su una panchina non troppo lontana sedeva la maestra Linda, era una supplente ma ricordo molto bene il suo nome e la sua faccia, impressi in quei ricordi che non vorresti ricordare. La maestra Linda senza muoversi dalla panchina decise di sua spontanea volontà che era solo una botta e che stavo facendo troppi capricci, proprio cosi disse "piantala di piangere e fare i capricci, alzati da terra", non sono mai stata una bambina capricciosa e non capivo perché non si alzasse per venire da me. Era furiosa e continuava a dirmi che mi dovevo alzare e quindi io lo feci e fu proprio in quel momento, in quel preciso istante che io imparai la meravigliosa arte dello stringere i denti!
Mi alzai, feci credo due o tre passi con la tibia ed il perone fratturati "frattura scomposta" per la precisione, per poi ricadere nuovamente a terra. Mi avevano insegnato che bisognava obbedire alle maestre ed io lo feci, la sentivo sbraitare infastidita dal mio piagnucolare, non ricordo esattamente i miei pensieri in quel momento ma ricordo la sensazione di vergogna che provavo, la maestra mi sgridava davanti a tutti ed io mi ero alzata per farla smettere.
Non ci credereste se vi dicessi che non venne mai a guardare la mia gamba, una volta stancatasi di tutta quella situazione si alzò, venne da me e disse “ora chiamo i tuoi genitori cosi la smetti di piangere”, e così fece, fregandosene del fatto che non la smettevo di ripete che avevo male alla gamba. Chiamò a casa dicendo che “la bambina aveva preso una botta e non la smetteva di fare i capricci”, mi lasciò in terra per un tempo infinito, nel giardino dell’asilo. Venne mia nonna in bicicletta convinta di portarmi a casa, le bastò vedere la posizione della mia gamba innaturale, il piede completamente fuori asse per capire in un lampo cosa mi fosse successo, così arrivò mio padre e il resto fu una storia di bestemmie, minacce e denunce.
Fu la prima di tante altre volte, ma una volta che impari a stringere i denti non lo dimentichi più, come la storia dell’andare in bicicletta. Non impari a non sentire il dolore, non impari a non avere paura e a non spaventarti, queste sono tutte sensazioni che si ripetono puntualmente ogni volta come se fosse la prima, però impari a stringere i denti. A volte mi dico che forse è così che dovrei vederla, la maestra Linda quel giorno mi insegnò a stringere i denti, poi invece la mando a fanculo perché la realtà è che l’ho imparato da sola.
Chiara

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