venerdì 1 agosto 2014

Abibò chi sta sotto non lo so ...








Sono cresciuta su questa strada, anzi sarebbe più esatto dire che questa strada mi ha cresciuta.
Noi la chiamavamo “vicolo”.
Mi siedo su questi gradini e se chiudo gli occhi la sento parlare, sono passati tanti anni ma le storie che le strade raccontano non hanno tempo.
Non è più la stessa di allora, adesso è interamente piastrellata da mattoncini, ha un’aria quasi elegante, quando ero piccola era semplicemente cemento, cemento che anneriva le mani ed i vestiti quando ci stavi seduta delle ore, ma se la si conosce come la conosco io, si possono scorgere tantissimi particolari che non hanno mai subito cambiamenti.
Le panchine, i tombini, gli alberi, il piccolo marciapiede che la costeggia solo per un breve tratto, gli scalini che portano alla “fossa”, persino certe case non sono mai cambiate, elementi che hanno osservato rispettosi la mia infanzia, sono ancora qui identici, solo un po’ invecchiati, proprio come me.
Il vicolo era la casa di tutti, la nostra casa, certo ognuno di noi aveva la sua casa dove faceva ritorno ogni giorno, ma in questa strada ci abitavamo tutti, non esisteva “mio”e “tuo”, lì su quel cemento incandescente nei giorni estivi tutto era di tutti. Su quel cemento bagnato nei giorni d’inverno noi convivevamo.
La strada che calpesti quando sei bambino contribuisce a renderti ciò che sei, se fossi cresciuta in un altro vicolo, ora sarei un’altra persona, non dico peggiore o migliore semplicemente diversa.
Mi piace immaginare che il nostro vicolo conservi nelle sue fessure tutto ciò che siamo stati, che abbia impresso come un marchio permanente ogni risata, ogni gioco, ogni litigio, ogni più piccolo segreto confidato, le spinte, le gare, le grida, le strette di mano in segno di pace, le promesse mantenute e anche tutte quelle infrante. Le ginocchia nere e sbucciate, il suono dei campanelli e la corsa per nascondersi, le caramelle offerte e quelle negate, le regole di “nascondino” che cambiavano sempre,le canzoncine insensate mentre saltavi la corda, i racconti di paura, la bocca sporca di gelato e le dita nel naso, le prime lacrime di delusione  e perchè no anche lo sputo che arrivava più lontano. Tutto è parte integrante della strada.
Immaginate un passato che non è passato ma che continua a vivere nonostante lo scorrere del tempo.
Intere generazioni che si intrecciano sotto ai nostri piedi. 

Chiara.

3 commenti:

  1. Un'altra perla della memoria vivente di ognuno di noi, seppur con qualche variante. Sono felice di averti scoperto qui e ogni post me lo gusto come un nettare prezioso da far durare a lungo per scoprirne ogni volta una sfumatura di gusto diversa.

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  2. Luigina ho letto ora il tuo commento :) grazie mille per essere sempre così attenta e presente ♡

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  3. Luigina ho letto ora il tuo commento :) grazie mille per essere sempre così attenta e presente ♡

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