lunedì 19 giugno 2017

Una manciata di "se"

G. era un ragazzino timido.
Facevamo catechismo insieme da piccoli, molti anni prima che io diventassi tanto scettica sull'argomento.
G. era un ragazzino timido e molto introverso.
Il motivo principale per cui tutti lo prendevano in giro era l'acne, ma soprattutto credo il fatto che nessuno lo capisse. I bambini sembrano aver paura della timidezza altrui e torturandola si sentono più coraggiosi.
Non conoscevo G. , non sapevo niente di lui, se non che fosse  davvero intelligente.
Quando gli altri iniziavano a prenderlo di mira sentivo un po' del suo dolore, mi chiedevo spesso come facesse a sopportare tutti quegli scherzi, le parolacce, gli insulti e tutte i bocconi di cattiveria che ogni giorno ingoiava.
Era doloroso assistere ogni volta a quelle  torture.
Ma non immaginavo quanto lo fosse per lui.
G. un giorno scrisse una lettera ai suoi genitori,  comprò della benzina e si diede fuoco gettandosi da parecchi metri di altezza.
Non la sopportava più quella vita, a 17 anni lui la odiava già. Odiava chi lo feriva, ma forse odiava più sé stesso per non essere come avrebbe desiderato.
Con la benzina diede fuoco al suo giovane corpo.
Al suo giovane cuore che colpe non ne aveva, che ancora non aveva conosciuto i battiti migliori, le emozioni più dolci.
Presero fuoco i suoi occhi, che non avevano visto nemmeno uno squarcio di questo mondo, che troppe poche volte avevano incrociato altri  occhi gentili. Quelle sue mani inesperte che avrebbero potuto stringere chissà quante altre mani, o afferrare chissà quante occasioni.
Ed i suoi piedi che avrebbero percorso strade sconosciute e perso treni e coincidenze impossibili.
Ma G. a 17 anni conosceva solo la cattiveria. Credeva che la vita fosse tutta lí , in balia di ragazzini che non lo capivano. Credeva che essere diverso da loro fosse un difetto, uno scherzo di cattivo gusto,  una maledizione.
Ah se qualcuno avesse intuito ciò che sarebbe accaduto, se qualcuno gliel'avesse spiegata la vita.
Se qualcuno gli avesse tenuto le mani raccontandogli quanto è bello l'amore di una persona che vuole solo te, quanto è emozionante vedere il mondo piccolo piccolo dal finestrino di un aereo.
Se qualcuno gli avesse spiegato quel nodo in gola mentre sfiori il seno di una donna, se qualcuno gli avesse detto che gli amici esistono e che prendersi in giro non è sempre e solo una cosa cattiva, certe volte con le persone giuste e' sinonimo di intimità . Se gli avessero sussurrato che i momenti speciali contano più di quelli schifosi.
Forse G avrebbe stretto i denti. Forse G. ci avrebbe provato a vivere.
Se G. avesse capito che non essere come gli altri è un dono.
Ma sono così i dolori più grandi , te li tieni lí nell'angolo più nascosto, come fossero un segreto indicibile,  così che gli altri non li vedano e quando poi esplodono nel modo più atroce, l'unica cosa che resta, sono inutili manciate di "se".
Chiara

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