mercoledì 14 marzo 2018

Glidho & Lena

Glidho era un mostro e viveva sotto il letto di Lena.
Lena era una bambina di sei anni quando lo aveva trovato nel bosco. Non lo aveva temuto nemmeno per un secondo, tolto lo stupore del momento, le si era avvicinata con estrema naturalezza come ci si avvicina ai gattini smarriti.
Sì era fidata immediatamente di quei due occhi grandi e dolci che suscitavano in lei una tenerezza quasi indescrivibile.
"Ti va di essere il mostro che vive sotto il mio letto?, tutti i bambini che conosco temono i mostri sotto il letto, ma se io avrò te, so che non avrò mai paura"
Glidho che era un mostro di poche parole, aveva semplicemente detto "Si"
Gli piaceva il bosco e la compagnia delle creature che lo abitavano, ma dopo un paio di secoli la noia si faceva sentire e l'idea di un nuovo posto in cui vivere non gli dispiaceva affatto.
Nessuno in casa di Lena fece mai caso a Glidho ,quando non credi in qualcosa non puoi certo vederla.
Il fratello maggiore aveva smesso di credere a quelle sciocchezze da molti anni, ora credeva solo a sé stesso e ai seni sodi sotto le magliette delle ragazze. I genitori di Lena invece sembravano credere ai mostri solo quando volevano spaventarla, giusto il tempo di un ricatto.
Lena e Glidho diventarono come due fratelli inseparabili, come due amici che scambiano una promessa col sangue.
Lena passava le ore nella sua cameretta a giocare col mostro. Glidho le raccontava milioni di storie fantastiche ed incredibili. Certe notti sgusciavano fuori di casa e andavano insieme nel bosco, lei adorava avventurarsi in quel luogo colmo di creature meravigliose, tra fate, gnomi e gufi parlanti. Era un mondo magico nemmeno lontanamente paragonabile al mondo a cui era abituata, si sentiva la bambina più fortunata del pianeta.
Glidho adorava vederla sorridere, nessuna fata nemmeno la più bella, aveva un sorriso come il suo. Ma soprattutto nessuna creatura del bosco lo aveva mai fatto sentire così "poco mostro". Avrebbe vissuto in quella cameretta per sempre, non gli importava della polvere, dei muri e di quel senso di soffocamento che ogni tanto provava, contava solo Lena e la sua felicità.
Le aveva asciugato le lacrime quando era triste, l'aveva cullata quando di notte non riusciva a dormire e le aveva sempre regalato un motivo per sorridere. Aveva imparato tutti gli aspetti migliori degli esseri umani, ma li applicava con più convinzione. Era diventato una presenza costante nella vita di Lena, perché si sa, gli umani con la costanza hanno ancora parecchie lacune.
Gli anni passavano e Lena cresceva. Glidho era più o meno sempre lo stesso.
La cameretta di Lena aveva subito svariati cambiamenti, c'erano foto e poster alle pareti e dei suoi giochi ormai nemmeno l'ombra, tolto qualche peluche impolverato qua e là. Era come se parte della sua stanza mutasse insieme a lei.
Glidho a differenza di un tempo, passava molte ore da solo, talvolta Lena si dimenticava persino di portargli i suoi biscotti preferiti dopo cena, un rito che durava da sempre. Ogni volta che il mostro le proponeva una notte nel bosco, Lena aveva sempre qualcos'altro da fare, a volte era il cinema, altre una festa, altre un esame importante il giorno dopo a scuola.
Glidho la sentiva lontana anni luce. Tutto ciò che erano stati sembrava solo un ricordo inventato.
Lena aveva smesso di confidarsi con lui, ora aveva le amiche. Aveva un ragazzo che ogni tanto la faceva piangere, ma ciò nonostante lo preferiva a lui. Lena stava diventando come gli altri membri della famiglia che nemmeno lo vedevano. Quando Glidho provava a ravvivare la magia che li aveva legati, la risposta di Lena era sempre la stessa "non sono più una bambina Glidho, non mi piacciono più le stesse cose, non puoi capire tu".
Già, del resto lui era un mostro come poteva capire? È incredibile come "Signora consapevolezza" creda sempre di aver ragione.
Glidho ora era uno stupido mostro ferito. Non si era mai sentito in quel modo in tutta la sua lunghissima vita.
Così quando quel giorno Lena invitò Lucas nella sua stanza, a Glidho non piacque affatto.
La sentiva ridere e scherzare come quando era bambina solo che lui non ne era più il motivo e poi il rumore dei baci gli dava il voltastomaco. Ma soprattutto e sopra ogni cosa non sopportava quelle frasi d'amore che quei due si scambiavano a voce bassa, come un segreto. Un segreto da cui era stato escluso senza nemmeno troppi complimenti.
Quando Lucas se ne andò, a Glidho sembrò naturale srotolare la sua enorme lingua da sotto il letto ed ingoiare Lena in solo boccone. Se Lena non poteva essere sua non poteva nemmeno essere di qualcun altro.
Fu un attimo, un solo attimo ed il buio avvolse ogni cosa.
Quando Lena si svegliò in quella pancia desolata, pianse. Pianse dalla paura, dallo sgomento e per la fiducia tradita.
Glidho era sempre stato un mostro? O lo era diventato? Lo aveva reso lei tanto mostruoso? O la sua vera natura aveva semplicemente fatto il suo corso? E mentre tutte queste domande l'abbissavano in un buio sempre più profondo si ricordò di un tempo lontano, di quando erano l'uno il mondo dell'altro. Così la domanda che le uscì dalle labbra con un filo di voce fu diversa :
"Sono sempre stata un mostro Glidho, o lo sono diventata?".
Glidho che era un mostro di poche parole non rispose, ma la sputò fuori come un boccone amaro.
Sì guardarono a lungo negli occhi, un modo come un altro per chiedersi scusa.
Forse non erano mostri, erano soltanto diversi, era soltanto colpa del tempo che come sempre cambia ogni cosa inesorabilmente.
Glidho capì che non c'era più posto per lui sotto quel letto nonostante gli spazi fossero sempre gli stessi, nonostante lui fosse sempre lo stesso.
Lena lo guardò andar via e insieme a quel mostro dagli occhi dolci vide andarsene qualcosa di lei che non sarebbe mai più tornato.
Qualcosa che le sarebbe mancato per sempre.
Chiara

Illustrazione di Chervona Vorona 

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