giovedì 2 novembre 2017

Neil, un altro amore.


Neil Gaiman è uno scrittore, sceneggiatore e fumettista britannico. Ma soprattutto è un uomo in grado di creare mondi. Ed è nella lista dei grandi amori della mia vita. Leggo i suoi libri da molti anni e senza ombra di dubbio ritengo il suo modo di scrivere tra i più affascinanti in assoluto.
La sua poetica eleganza mista a volte alla sua velata ironia è ciò che di lui amo di più. Ma in realtà la sua straordinaria capacità, quella che secondo me lo distingue da chiunque altro, è il saper trasformare il macabro in qualcosa di naturale. La sua scelta di scrivere racconti horror per bambini e ragazzi è coraggiosa tanto quanto quella di Tim Burton. Forse proprio per questa scelta, entrambi, non hanno mai goduto di un numeroso seguito di fans, soprattutto in Italia, mi verrebbe da aggiungere.
"Il figlio del cimitero" per esempio, narra di un bambino cresciuto dai morti di un cimitero. È difficile riuscire a non rendere spaventoso agli occhi di un bambino un racconto simile, ma nell'avanzare della storia tutto vi sembrerà naturale. Giocare tra le tombe, imparare l'alfabeto con i nomi incisi sulle lapidi e fare amicizia con i figli morti di una famiglia sterminata. Nobody questo è il nome del bambino, vive il suo cimitero come un qualsiasi bambino vive la sua casa.
Occorre una notevole intelligenza ed un'immensa sensibilità, per riuscire a trattare il tema della morte quando lo si racconta a lettori così giovani.
Gaiman affronta tutte le paure dei bambini, anche quelle più profonde e le trasforma in mondi magici e non sempre ciò che è magico è perfetto. In una società in cui tutti scongiurano la morte, con tentativi vani di una vita pressoché eterna, Gaiman restituisce alla morte il suo diritto di essere naturale, tanto quanto la vita. Non la rende bella anzi, la fa sembrare talmente definitiva da risultare un inno alla vita. A vivere. Giocare con la morte lasciandole comunque appiccicata addosso la parola "FINE" , è talmente complicato che solo pochi scrittori possono concedersi il lusso di farlo.
Ovviamente la morte non è l'unico tema, sebbene sia ricorrente. Gaiman gioca con la magia, la spiritualità, prende gli dei li scaraventa in terra e li rende umani, crea mondi sotterranei che non sempre sono migliori del mondo reale. È uno scrittore adulto che sa essere fanciullo senza alcuna difficoltà, come se avesse preservato e custodito la sua infanzia in un cassetto dentro sé, senza mai archiviarla. Ma non nel modo in cui facciamo tutti, è come se fosse realmente in grado di tornare bambino, sebbene in certi libri torni ad essere un adulto a tutti gli effetti.
Io sono dell'idea che i bambini abbiano bisogno di storie come le sue, anche di quelle più macabre. Penso che certi temi se affrontati nel modo giusto, debbano far parte di noi dai primi anni di vita. Allontanare il concetto della morte e della sofferenza non farà che renderle più spaventose ai nostri occhi il giorno che ne conosceremo il volto.
La fantasia di Gaiman è pressoché infinita, intreccia tristezza e gioia, magia e realtà, luce ed ombra come rami in autunno. Donando la giusta malinconia, ma senza rinunciare alla bellezza.
Non ha la presunzione di farci credere che i suoi mondi fantastici siano migliori del mondo in cui viviamo, anzi spesso è esattamente il contrario. Non cerca la perfezione nei mondi che inventa, forse perché consapevole, che un mondo perfetto, non possa esistere nemmeno se uno prova ad inventarselo.
Non vi resta che innamorarvi di lui, se ancora non lo avete fatto.
Chiara

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