mercoledì 30 gennaio 2019

Cuori, lame e gessi.

Ci si scriveva sopra al gesso.
Tutti gli amici venivano lì armati di pennarelli colorati e ti lasciavano qualcosa.
Il loro nome, un disegno bruttino o qualche scarabocchio incomprensibile.
Il gesso diventava una tela.
A me una volta l'ha firmato Jimmy George, un pallavolista morto troppo giovane.

Passa di lì nella mia via e mi dice : te lo posso firmare il gesso?
Ed io gli dico : certo!
Come se non fossi emozionata all'idea.
Poi quei maledetti dottori in sala gessi, si sono tagliati il quadratino autografato e se lo sono tenuto.

Ma si può? Rubare un autografo ad una bambina, che poi non è che me l'abbiano proprio rubato, mi dissero : ti va bene se questo lo teniamo noi?
Ed io che temevo quella schifosissima lama taglia-gessi, dissi di sì.
Non ti puoi mai fidare di chi ha una lama seghettata tra le mani.

Un giorno un mio compagno di classe ci disegnò un cuore rosso fuoco, non era un bel cuore, era tutto storto. Ma a 8 anni mi sembrò un cuore perfetto, quel genere di cuori che vaffanculo al gesso, mi avrebbe resa felice.

Chiara

Ale!!

Lo so che ci si stanca.
Lo so che la parola "ricominciare" a volte suona come un disco rotto.
Lo so che la noia è una lancetta che non passa e che a volte ci si sente proprio soli.
Lo so che la merda degli uccelli cade sempre sulle stesse giacche.
So che la rabbia, quella rabbia lì ha lo stesso sapore della muffa.
So che le belle parole non bastano.
Lo so che quando una stanza ti imprigiona, il rumore della vita là fuori è come uno schiaffo.
Perché la vorresti consumare fino all'ultimo centimetro.
Lo so che la vita è un filo aggrovigliato con troppi nodi da sbrogliare.
Ma a dispetto di tutto questo schifo, ci sei tu e tu sei Ale. Ti ho visto andare in vela senza paura, affrontare ripide salite in sella alla tua bicicletta. Ti ho visto camminare sulla neve e fare km in macchina senza mai tirarti indietro. Ti ho visto rialzarti milioni di volte.
Ma soprattutto ti ho visto ridere e sorridere in barba a tutte quelle cose andate storte.
E quel sorriso era lì anche oggi, che si faceva spazio nonostante tutto. Ed io lo so che sarà lì anche domani ad incoraggiare i tuoi progetti e tutti i tuoi sogni.
Ci sono ancora tante birre che ci aspettano
Ti voglio bene
Chiara

21 settembre 2018

Un anno senza di te, anche se poi, quando si tratta di te il "senza" non esiste.
Sono cambiate tante cose da quel 21 settembre 2017 ed io non ho più guardato il mondo nello stesso modo di prima.
Perchè succede che quando qualcuno che ami non c'è più, ogni cosa che guardi o vivi, ha sempre un tassello vuoto.
Un piccolo angolo smangiato.
Un senso di incompletezza.
Noi che restiamo, ci raccontiamo che prima o poi quel vuoto si colma, ma non è così.
È la storiella che ci serve per andare avanti.
Io invece quel vuoto lo tengo stretto , perché in quel vuoto che sembra aver preso il tuo posto, in realtà c'è tutto ciò che ricordo di te.
Ci sei tu che sorridi e che manchi.
Ti voglio bene.
Chiara

Manchi tu.

Le transaminasi ed i globuli bianchi vanno bene, persino l'anemia è migliorata.
Ma in questo tripudio di valori vittoriosi, manchi tu che sorridi.
E tra un piccolo dolore articolare e l'altro sento che ti fai spazio, solo che la tua mancanza fa decisamente più male.
Saresti stato felice, o forse dovrei dire che sei  sicuramente felice persino adesso, di queste notizie che inconsciamente io continuo a darti.
Ho un utero fibromatoso, un fegato molto grasso, cisti un po' ovunque e tendiniti che vanno e vengono.
Ho avuto la conferma della diagnosi di polmonite e solo chi ha visto un pezzo d'inferno può gioire che sia "solo" polmonite.
Per questo scoppio a ridere quando puntualmente il Dottor F. mi dice "vai chiara ci vediamo tra un anno, sei sana come un pesce".
Ed io lo so, che da qualche parte nonostante non mi sia chiaro dove, stai ridendo anche tu, mentre guardi questa carretta dagli occhi grandi convincersi persino di non star poi così male.
E mentre per l'ennesima volta il Dottor F. mi resuscita dall'abisso di paure ed incertezze, una lacrima fa capolino.
Vorrei averti qui, in questa mia vita che ha deciso di splendere ancora.
Con amore
Chiara

Incanto

L'aria è fresca, amo la sensazione che provo sul viso in questa stagione, come a ripulirsi da qualsiasi cosa.
Mentre Venezia si fa spazio nei miei occhi e nel mio petto, penso. Penso a quanto sono fortunata ad essere qui ora. In un venerdì di novembre, ad immergere una risata dentro un bicchiere di vino.
Guardo le gondole dondolare, illuminate solo dai lampioni, mi ricordano certe persone a cui basta una piccola luce per trovare la forza.
La sera scende avvolgendo ogni canale col suo scialle ed io vorrei con tutte le mie forze che i miei occhi diventassero una finestra da cui spiare, per chi ora ha bisogno di curare ferite.
A volte la felicità ti piomba addosso, altre  sembra sparita nel nulla , altre ancora devi  andartela a prendere, costi quel che costi.
Ma a volte la felicità è un dono che qualcuno deve farti.
È questo ciò che penso mentre Venezia mi lascia senza fiato, vorrei poter dire a chi ha perso la forza "guarda, guarda la bellezza del mondo, tienila stretta, scioglierà ogni tuo dolore"
Un ultimo sguardo a questo incredibile silenzio fatto di luci danzanti sull'acqua, per un attimo mi sembra di danzare con loro.
Torno guarita.
Chiara

martedì 29 gennaio 2019

Me la cavo bene, grazie!

La felicità non è una ed unica.
La felicità non è universale. Ognuno ha il sacrosanto diritto di essere felice a modo proprio.
So che questo è un argomento complesso e spinoso ma di fondo, in realtà è molto più semplice di quanto possa apparire.
Io non ho figli e non voglio figli. Le motivazioni sono tante, molte legate alla mia malattia genetica, il rischio di trasmetterla, il rischio che le mie ossa non reggano una gravidanza, ma non solo. L'energia è poca e la forza anche. Faccio già molta fatica a prendermi cura di me, ad arrivare a fine giornata senza farmi male, a restare concentrata su dove metto i piedi quando cammino e sul mantenere un equilibrio.
Ma non sono gli unici motivi. Io non ho voglia. Non ho assolutamente voglia di concentrare la mia vita su un bimbo che ha tutto il diritto di essere PRIORITÀ. La mia priorità è divenuta ad oggi "Godermi la mia vita". Soddisfare ogni mio desiderio e realizzare i miei sogni con la persona che ho accanto. La mia priorità è IL MIO TEMPO!!
Che sia leggermi un libro per ore, bevendo un tè sul divano o andare dall'altra parte del mondo. Perché non è una questione di cose grandiose è una questione di prendersi cura di sé stessi.
E non si tratta nemmeno su chi ha ragione e chi ha torto, si tratta che ognuno decide ciò che è importante nella propria vita.
Per questo vorrei che un giorno le persone capissero che la loro realizzazione non è la stessa per tutti. Che la loro visione della vita è loro e basta.
Io non posso e non voglio avere figli. E non voglio né essere compatita, né essere giudicata. Vorrei che avere un figlio o non averlo, avesse sulla società lo stesso effetto.
Perché porca miseria, io sono felice. Ci sono giorni che mi sento la persona più felice del mondo.
Non provo invidia per chi ha figli né tanto meno tristezza, perché non sta a me scegliere se siano felici o meno e perché la mia vita io la amo così.
Forse perché io mi amo così. Quando vedo un'amica col proprio figlio, provo una gioia immensa per lei, ed è un sentimento che si ferma lì. Non sento il desiderio di essere nei suoi panni, perché io, i mie panni, li amo moltissimo.
Ho imparato molto presto, fin da bambina che la felicità ha un miliardo di forme diverse,esattamente come la tristezza. Che entrambe sanno annidarsi anche nei luoghi più insoliti, e nelle situazioni più improbabili, anche quando non sembra o ci sembra impossibile.
È proprio per questo che Il mio tramonto sull'oceano, per i miei occhi, può essere bello tanto quanto il sorriso di tuo figlio per i tuoi occhi.
La mia vita è fatta di questo : di viaggi a non finire, di letture a tutte le ore, di decisioni  improvvisate, di passioni sfrenate, di responsabilità alternate ad irresponsabilità.
La mia vita oggi è come un dono che mi faccio per tutto ciò che è andato storto.
La mia vita è OGGI.
La mia vita è un cottage in Irlanda che mi aspetta e una sedia a dondolo dove cullare i miei ricordi felici, che fortunatamente sono tantissimi.
Quindi ecco, non preoccupatevi per me, perché io me la cavo bene con tutto ciò che ho e che non ho.
Chiara

Verso il buio

Niall non aveva mai capito l'avversione degli umani nei confronti dei vampiri. Il perché si sentissero tanto migliori. I vampiri da sempre venivano considerati dei mostri, eppure non si comportavano in modo tanto diverso dalla maggior parte degli uomini.
Nel corso dei secoli aveva visto compiere dall'uomo i peggiori atti. Era convinto che anche in ogni essere umano si celasse un mostro dai denti aguzzi,magari più nascosto, magari meno visibile, ma non meno pericoloso.
Niall non aveva mai tentato di trattenere la sua natura e la sua sete, lo trovava ipocrita, era come chiedere ad un leopardo di cibarsi di erba.
Era stato morso quando aveva 16 anni ed era rimasto imprigionato in quel corpo di adolescente per 2 lunghi secoli. Ora era il sedicenne più maturo e saggio del mondo.
Non aveva amici umani, era impossibile averne, il loro sangue pulsava nel suo cervello in modo talmente insistente, che avrebbe rischiato di compiere una strage ogni giorno e non era ciò che desiderava. Nutrirsi era un conto, ascoltare la sete senza nessun freno era una storia decisamente più complicata.
Il suo mentore Ian gli aveva insegnato tutto su come essere un vampiro. Era stato lui a trasformarlo in piena notte su una panchina di un parco non illuminato , quindi da quel momento in poi era stato suo compito istruirlo in tutto e per tutto.
Ora Ian viveva a Dublino, ma ogni tanto si incontravano ancora per qualche battuta di caccia.
Quando un vampiro andava a caccia poteva scegliere se trasformare la vittima o lasciarla morire, il più delle volte accadeva la seconda cosa, era difficile fermarsi in tempo per non uccidere. E poi, un morto, dava meno nell'occhio o almeno nella sua testa era la scelta più semplice.
Niall in passato aveva provato a mischiarsi tra gli umani, cercando di creare legami, ma aveva abbandonato l'idea quasi all'istante. Quando vivi così a lungo, la stupidità e l'ignoranza umana ti infastidiscono , vedere quei piccoli e sciocchi esseri compiere sempre gli stessi errori, ti porta ad odiarli.
Sì feriscono, si tradiscono, si credono l'uno migliore dell'altro, quando invece sono tutti uguali, quando invece sono mossi solo dall'egoismo.
I vampiri sono quello che sono.

Era questo ciò che pensava mentre guardava il corpo inerme giacere in quel vicolo. Era passata più di un'ora da quando aveva messo i denti su quel collo. Si era seduto su uno scatolone accanto all'immondizia a fissare la minuscola goccia di sangue colare da due puntini rosso rubino, brillavano come fossero gioielli, erano l'unica cosa viva che restava di quell'uomo dalla barba folta.
Forse agli occhi di un uomo può sembrare assurdo uccidere un essere vivente solo per nutrirsi, ma non è forse assurdo uccidere per  soldi? Per il potere? Non è forse assurdo uccidere per gelosia?
I vampiri in fin dei conti sono solo bestie che rispondono al proprio istinto, per sopravvivenza.
Non si faceva mai troppe domande sulla vita della sua preda, era qualcuno che semplicemente si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Erano uomini e in quanto tali, la loro esistenza era pressoché inutile, servivano solo come cena.
Guardò un'ultima volta quella sagoma senza vita, cercò un briciolo di rimorso dentro di sé, ma come sempre, non lo trovò. Attraversò il vicolo e si incamminò nel buio, un buio che ormai conosceva a memoria.
E mentre si dirigeva dentro a quella oscurità, si rese conto, che in quell'oscurità non era più solo.
Era un luogo sempre più affollato.
Un esercito di umani ci si stava addentrando, loro così convinti di essere migliori, stavano diventando giorno dopo giorno, i cittadini di quel buio abitato da mostri.

Era strano rendersi conto di quanto fosse facile trasformarsi in qualcos'altro, a volte non serviva nemmeno un morso. A volte il veleno, le persone se lo portavano dentro e non c'era modo di arrestarlo. Una volta che si diffondeva  non c'era alcun antidoto, alcuna pozione per tornare indietro. Questo stava accadendo all'umanità, stava mutando in qualcosa di terribile.
Il cuore umano aveva lo stesso identico odore acre del suo cuore, l'odore di cose cattive e ormai morte.

Chiara

Edimburgo

Quando cammini nei vicoli di Edimburgo è inevitabile provare la sensazione che da un momento all'altro tu possa scorgere dietro un angolo, un ricciolo della barba di Silente o di sentire l'eco delle risate dei fratelli Weasley.
Edimburgo è magica. E la sua magia la si avverte ogni volta che ci ritorni.
Edimburgo non ha eguali. È come uno scrigno antico e colmo di segreti.
Tutte queste luci che a natale la illuminano, non fanno che rendere la sua magia ancora più potente. Ti restituisce l'emozione del Natale di quando eri bambino, quella che ti sei fatto rubare molti anni fa.
Di sera il suo castello è avvolto da una luce verde ed è completamente deserto. Nessuno passeggia intorno alle sue mura, ad una certa ora puoi ascoltare il suo silenzio narrare strane storie di un'epoca lontana.

I suoi pub anche quelli più nascosti, sono sempre gremiti, ma nessuno ti vieta di prendere una birra e berla su uno scalino appena fuori, sotto il chiarore dei lampioni.
E proprio lì dove il tempo sembra essersi fermato, mentre la birra scura mi disseta, mi rendo conto che la magia esiste davvero.
Che in realtà non se n'è mai andata, è lì da qualche parte dentro di noi.
Ci vogliono i cieli giusti, le strade giuste e gli occhi per scovarla.
Chiara
(Edimburgo dicembre 2018)

Sussurro

Mi piace come l'inverno nasconde le cose.
Ho sempre amato, fin da bambina, il suo buio precoce.
E quella sua capacità di indurre le persone a tenere basso lo sguardo.

C'e quest'attimo, in cui il chiarore del suo grigio, sembra volerti dire qualcosa.

Credo un segreto.

Qualcosa che serva a scaldarti.

L'inverno non urla, l'inverno sussurra.
È la stagione di chi vuole ascoltare.

Chiara