venerdì 21 giugno 2019

L'uomo che offrì il suo piedistallo


Le persone non si separavano mai dal proprio piedistallo, ogni volta che si spostavano non dimenticavano mai di portarselo appresso.
Li vedevi camminare per le strade, andare al lavoro, uscire il venerdì, dirigersi al cinema sempre con in mano il loro inseparabile piedistallo, pronto all'uso.
Poi al momento giusto, a volte anche al momento sbagliato ci salivano sopra.
Le persone amavano ergersi sui loro piedistalli per mostrare a tutti il proprio valore, la propria intelligenza, il proprio bagaglio culturale.
A volte semplicemente, la propria arroganza.
In mezzo a tutte queste persone così saccenti, c'era un uomo, un piccolo uomo. Con mani piccole e un camice svolazzante.
Lui non faceva caso ai piedistalli degli altri e soprattutto non faceva caso al suo piedistallo. Che a rigor di logica poteva essere tra i piedistalli più alti ed imponenti del mondo, se non fosse che al piccolo uomo di ergersi non importava nulla. Tanto che un giorno, un giorno come un altro, mentre si dirigeva al lavoro, vide un ragazzino con le stampelle camminare affaticato.
L'uomo piccolo si avvicinò al ragazzino e non sapendo cos'altro farne del proprio piedistallo, gli sembrò naturale poterlo offrire :
"Mi sembri stanco, tienilo pure, siediti e riposa quanto vuoi."
Il ragazzino sfinito finalmente si riposò e guardò quel piccolo uomo col camice, allontanarsi sorridente.

Mi mancano le persone come te.
Mi manca avere accanto qualcuno che mi insegna senza volerlo.
Che invece di imporre un insegnamento, sceglie di raccontarlo.
Mi mancano i tuoi modi gentili, il tuo stare in disparte, il tuo curioso ascoltare.
Mi manca il tuo cuore.
Seduti su quel piedistallo che non sapevi e non amavi usare, ci siamo sentiti tutti più al sicuro.
Grazie
Con amore Chiara

Il Boss

Chiamarlo concerto sarebbe troppo riduttivo e chiamarlo spettacolo, non gli darebbe giustizia.
Ciò che ha messo in scena Bruce Springsteen a Broadway lo scorso anno è un'esperienza.
Lui da solo sul palco, le luci basse e tre strumenti : il pianoforte, la chitarra e l'armonica.
Ma ciò che ha realizzato, non è "solamente" musica.
Il Boss in questa occasione decide di farci un immenso dono, raccontarci la sua vita come un lungo e poetico monologo, come fosse una voce fuori campo che narra tutto ciò che lo ha reso la persona che è oggi.
E tra un racconto e l'altro, tra una canzone e l'altra, quest'uomo ci prende il cuore per due ore e con mani esperte se ne prende cura.
Credetemi, vi innamorerete di lui, se ancora non lo siete. Per il suo modo di cantare, ma soprattutto per il suo modo di raccontare.
Perché è il racconto, il protagonista principale.

Bruce parla della sua famiglia, del suo difficile rapporto col padre, dell'amore per sua madre, dei suoi sogni da ragazzo, della prima volta che ha toccato una chitarra e della sera in cui ha incontrato sua moglie, quella sua dea dai capelli rossi. Parla degli amici persi nella guerra del Vietnam e lo fa con il nodo in gola .
Attraverso tutte queste storie ci conduce con estrema dolcezza e malinconia nella sua America, un'America che ha amato, odiato e ancora amato, nonostante oggi sia piuttosto preoccupato per come stiano andando le cose.
È un viaggio, un viaggio in cui lui è alla guida e noi siamo seduti sul sedile accanto a goderci il panorama, a goderci il sottofondo musicale, mentre sogniamo ad occhi aperti.

Ipnotizzata, è così che mi sono sentita per due ore. In preda alle emozioni più inaspettate, non riuscivo nemmeno a commentare ciò che stavo ascoltando e vedendo. Con gli occhi lucidi ho desiderato di essere lì davanti a lui e poter applaudire.

C'è un racconto che mi ha colpito moltissimo, quando Bruce parla dell'amore che sua madre aveva per il ballo, del fatto che trovasse sempre un motivo per poter ballare :"ce l'aveva nel sangue".
Poi la madre si ammalò di Alzheimer :"ma ogni volta che sentiva della musica in una stanza, chiedeva di poter ballare, perché quello era più forte del linguaggio e persino più forte della memoria".

È questo ciò che significa essere un artista, essere musicista ed essere una Rock Star, significa trasmettere qualcosa di indimenticabile, significa lasciare un segno indelebile sotto la pelle di chi ti ascolta. Significa non essere un semplice burattinaio di parole, ma far sentire che in tutto ciò che crei, che inventi e che scrivi, c'è la vita che pulsa ininterrottamente. Innumerevoli frammenti di  ricordi mai andati persi, che brillano in ogni canzone e in ogni accordo.

Non fate l'errore di privarvi di questo regalo che Bruce ha voluto farci, a prescindere che la sua musica vi piaccia o meno , fate un gesto di amore verso voi stessi e guardatevi questo spettacolo.
Gliene sarete grati per sempre.
Chiara