mercoledì 30 gennaio 2019

Cuori, lame e gessi.

Ci si scriveva sopra al gesso.
Tutti gli amici venivano lì armati di pennarelli colorati e ti lasciavano qualcosa.
Il loro nome, un disegno bruttino o qualche scarabocchio incomprensibile.
Il gesso diventava una tela.
A me una volta l'ha firmato Jimmy George, un pallavolista morto troppo giovane.

Passa di lì nella mia via e mi dice : te lo posso firmare il gesso?
Ed io gli dico : certo!
Come se non fossi emozionata all'idea.
Poi quei maledetti dottori in sala gessi, si sono tagliati il quadratino autografato e se lo sono tenuto.

Ma si può? Rubare un autografo ad una bambina, che poi non è che me l'abbiano proprio rubato, mi dissero : ti va bene se questo lo teniamo noi?
Ed io che temevo quella schifosissima lama taglia-gessi, dissi di sì.
Non ti puoi mai fidare di chi ha una lama seghettata tra le mani.

Un giorno un mio compagno di classe ci disegnò un cuore rosso fuoco, non era un bel cuore, era tutto storto. Ma a 8 anni mi sembrò un cuore perfetto, quel genere di cuori che vaffanculo al gesso, mi avrebbe resa felice.

Chiara

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