martedì 2 maggio 2017

New York non esiste, io l'ho vista !

New York non esiste, io l'ho vista.
È questa la frase che mi entra in testa non appena i miei piedi toccano le tue strade.
Ti ho davanti, ti ho intorno eppure sono certa che non puoi esistere veramente.
Essere li è come essere in un mondo inventato. È tanta l'emozione che provo, così tanta che non so come gestirla.
Ho sognato di vederti per così tanti anni, ti ho immaginata in mille modi ma non ti si può immaginare davvero, nemmeno un miliardo di film visti e rivisti rendono giustizia a ciò che sei veramente.
Non sei una città gentile e nemmeno facile, ma sei libera. Al di là di qualsiasi discorso politico, la sensazione che ho è di profonda libertà, la libertà di essere ciò che si desidera e poterlo mostrare senza vergogna o timore. Sei una città che stanca, che fa casino che non sta ferma un solo secondo, ma tu non giudichi mai.
Lungo le tue strade e le tue vie non camminano persone ma quadri, opere d'arte in movimento. A tutti quelli che dicono che non hai opere d'arte o monumenti e cattedrali, io rispondo che tu hai opere d'arte viventi che affollano ogni angolo. Basta guardarsi attorno.
La tua gente è un dipinto magnifico che non chiede il biglietto d'entrata.
La tua storia e' nella faccia rugosa di un uomo di colore e nel suo favoloso cappello.
Mi sono incantata a guardare persone di ogni genere, colore e bellezza ed ho capito che la parola stile e' nata nei tuoi quartieri. Dai più poveri ai più ricchi, indistintamente. C'è qualcosa nei newyorkesi che li rende unici e lo si avverte sempre, che ci si trovi sulla Quinta Strada a Manhattan o nel Bronx, a Times Square o nel Queens, che tu sia seduto su una panchina a Central Park o a Brooklyn non fa differenza, a new york la gente si porta addosso qualcosa che nessun altro ha.
Ma non so dire cosa sia. Sicuramente è qualcosa che ti cattura e ti incanta.
Raccontarti è difficile sai? Perché sono troppe le cose che vorrei dire.
Mi piacerebbe descrivere il silenzio religioso che regna sulla metro, gli sguardi assenti e assorti di chi ogni giorno vede ogni tipo di cosa e passando davanti al ponte di Brooklyn nemmeno ci fa caso. Vorrei descrivere cosa si prova ad essere su una panchina a Central Park e vedere sbucare da dietro gli alberi fioriti, grattacieli senza fine.
Vorrei poter raccontare del nodo in gola nel vedere Manhattan di notte dall'alto, illuminata come fosse circondata da un milione di stelle. Mi piacerebbe riuscire a trasmettere le mie risate nel negozio punk nell'East Village, o quanto fosse buona una Guinness a colazione nel bronx.
Cosa significhi mangiare un hot dog per strada, o vedere un luna-park illuminare l'oceano dando vita alla malinconia.
Vorrei raccontare dell'energia che ho sentito nell'uscire dalla metro a Times Square, come se un groviglio di vita mi si fiondasse addosso attraverso le luci e le voci.
Vorrei poter dire tutto ciò che sei, ma il problema è che tu sei un miliardo di pezzi di un puzzle sparsi sul pavimento, dove il ragazzo punk dorme su una panchina accanto all'uomo d'affari impeccabile che legge il giornale.
Sei uno schiaffo al bigottismo, alla provincialita', uno schiaffo alle etichette e alla banalità.
Sei tutto quel giallo in un mare di taxi. Sei il tanfo intenso e pungente di ogni tua stazione.
Sei tutta la gente del mondo e allo stesso tempo sei solitudine.
E certe volte sei cinica, ma altre invece, sei un uomo che suona il sax in un parco di sera.

Sei quello che tutti credevano non potessi vedere mai, ho le gambe a pezzi ma un cuore in più.
Grazie e arrivederci
Chiara 


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