venerdì 25 agosto 2017

"quando un'immagine diventa musa"


Aveva sempre amato Parigi tanto quanto amava la notte. Conosceva ogni anfratto di quella città che l'aveva conquistata molti anni prima durante un viaggio. Adorava il rumore solitario delle carrozze, era convinta che di notte trasportassero solo le persone che nascondono un segreto, qualcosa da non poter mostrare alla luce del sole.
Per lei la notte era proprio questo, il momento migliore per mentire e Parigi sembrava la città perfetta per poterlo fare. Così sofisticata e perbene di giorno e tanto misteriosa la notte.
Gli uomini a Parigi avevano tutti un buon profumo e un modo di parlare antico, era difficile poter resistere al loro fascino.
Ne erano entrati ed usciti parecchi da quella sua stanza da dove si intravedeva la torre Eiffel, alcuni li aveva dimenticati facilmente, altri erano stati addii strazianti e in certe notti le sembrava di sentire ancora l'eco di quel dolore. Era proprio l'eco di quel dolore a non darle il sonno. Se ne stava affacciata su quel balcone aspettando che la bellezza della città e le sue luci la guarissero. Parigi guariva sempre le sue ferite, più di qualsiasi amico o liquore.
Séraphin sembrava pensare la stessa cosa mentre fissava la luna accanto e lei. Era un gatto nero e in quanto tale, amava la luna più di altri. Spense la sigaretta dando un ultimo sguardo alla città, lasciò a Séraphin il piacere di una luna tutta sua e sentì la profonda convinzione che qualcosa di magico avvolgesse Parigi, come una nebbia invisibile in grado di trasformare ogni cosa.
Era l'unica spiegazione a quell'immensa bellezza.
Chiara


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